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Sperimentazione farmacia dei servizi, esplode la polemica sulla tempistica

24 Aprile 2018

La richiesta dei governatori di aprire a tutte le Regioni la sperimentazione sulla farmacia dei servizi rischia di rivelarsi un boomerang, perché impone modifiche normative dalla tempistica incerta. No, non è vero, le Regioni possono partire quando vogliono perché i fondi da spendere sono loro. E’ il botta e risposta che sabato mattina ha animato il convegno istituzionale organizzato da Federfarma e Sunifar nella cornice di Cosmofarma Exhibition, a Bolognafiere dal 20 al 22 aprile. Da una parte Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze), dall’altra Nello Martini, ex dg dell’Aifa e coordinatore scientifico del progetto Adere, il piano dell’Asl Toscana sud-est per l’aderenza terapeutica in farmacia. E al centro il recente parere condizionato delle Regioni che scompagina la sperimentazione sulla farmacia dei servizi così come l’aveva disegnata la Legge di Bilancio per il 2018: la partecipazione non può essere limitata soltanto a nove ma va aperta a tutte le Regioni, è la richiesta dei governatori, e i 36 milioni di finanziamento concessi dalla Manovra non si spalmano indistintamente ma vanno ripartiti per quota capitaria.

Per le farmacie è certamente un bel passo avanti – perché significa servizi remunerati per tutti e non solo per i titolari delle nove regioni desigate – ma c’è da capire se l’intervento obbligherà a riscritture normative. Riscritture che, nell’incertezza del quadro politico, potrebbero rimandare l’avvio della sperimentazione alle calende greche. Di quest’avviso è appunto il presidente del Gimbe, che prima a Cosmofarma e poi in un comunicato stampa diffuso ieri ha mostrato profondo pessimismo. «Condizionare l’avvio della sperimentazione al coinvolgimento di tutte le Regioni» è il suo parere «è politicamente desiderabile e socialmente equo, ma rischia di generare inaccettabili ritardi, se non di arenare, una sperimentazione che può dimostrare definitivamente il contributo della farmacia dei servizi alla sostenibilità del Ssn». Le richieste dei governatori, infatti, obbligano a «riscrivere per la terza volta lo schema decreto e aggiustare le norme in materia previste dalla Legge di Bilancio 2018», due interventi «che non rappresentano né un’urgenza per le funzioni dell’attuale esecutivo (il governo uscente, ndr), né verosimilmente una priorità immediata per il nuovo Governo».

Di differente avviso Nello Martini, che dal palco di Cosmofarma ha fornito altre indicazioni: «Le Regioni possono partire fin da subito» ha detto «e non c’è bisogno di nuovi provvedimenti legislativi, perché i soldi sono loro e dunque possono utilizzarli come meglio credono». La tesi ha subito incontrato il sostegno di Federfarma, che vuole partire quanto prima per usare poi i dati della sperimentazione nella trattativa con la Sisac sulla nuova convenzione, confutata dal comunicato di ieri del Gimbe: «Le Regioni non incluse (tra le nove della Legge di Bilancio, ndr) possono sicuramente attingere alle risorse già assegnate sottraendole ad altri obiettivi di piano, ma è impossibile reperire ulteriori finanziamenti prima della Legge di Bilancio 2019».

Sembrano rendere più credibile quest’ultima ipotesi le dichiarazioni rilasciate a FPress dall’assessore alla Salute della Lombardia, Giulio Gallera (vedi): per il problema finanziamenti, ha detto, le Regioni non hanno intenzione di attendere la Legge di Bilancio 2019 e stanno lavorando per ottenere dal governo una sorta di “addendum” che faccia chiarezza sulla questione.