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Piemonte, medici di mg nei pronto soccorso per sgravare da affollamento

17 Novembre 2018

Per sgravare i pronto soccorso dei suoi ospedali la Regione Piemonte si affida ai medici di medicina generale. E’ quanto prevede il protocollo d’intesa che la Regione Piemonte ha sottoscritto con i sindacati (Fimmg, Snami e Smi) per l’istituzione di un “ambulatorio delle non urgenze” nelle principali strutture ospedaliere della Regione. Separato dai locali del pronto soccorso, l’ambulatorio sarà presidiato da un medico di delle cure primarie (medico di famiglia o della continuità assistenziale) e prenderà in carico i casi ai quali il triage del pronto soccorso ha classificato come codici bianchi. Il mmg visiterà il paziente e confermerà la non urgenza (nel qual caso l’assistito sarà dimesso e affidato al suo medico curante) oppure modificherà il codice dell’urgenza e rimanderà il paziente in pronto soccorso.

«L’obiettivo» spiega l’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta «è quello di migliorare l’organizzazione dei pronto soccorso dei nostri ospedali, che in alcuni periodi dell’anno sono sottoposti a grandi criticità. Abbiamo quindi rivisto profondamente la vecchia intesa sul tema con i medici di medicina generale, ormai datata, rendendola adeguata alle attuali esigenze della sanità piemontese». «La medicina generale è ben felice di poter dare una mano alla medicina di urgenza» commenta Roberto Venesia, segretario regionale Fimmg «per contribuire al miglioramento complessivo del sistema sanitario». «Si tratta della migliore soluzione possibile in questo momento, in vista del nuovo accordo integrativo regionale della medicina generale» aggiunge Antonio Barillà, segretario regionale Smi «viene ricondotta all’interno del contratto regionale, con tutte le garanzie assicurative ed assistenziali, un’attività che negli ultimi anni era stata gestita dalle Asl in maniera disomogenea».

Il protocollo d’intesa ha validità di due anni e gli incarichi ai medici di mg verranno assegnati mediante convenzioni di carattere annuale e rinnovabili. L’impegno va dalle 4 alle 24 ore settimanali e ai medici incaricati sarà corrisposto il compenso orario previsto per l’attività di Continuità assistenziale, con le tutele sancite dalla convenzione nazionale di categoria. Verranno assegnati dalle aziende sanitarie con specifici bandi, cui i medici potranno partecipare in modo indipendente dalle rispettive Asl di convenzionamento.