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Farmacie inglesi, ok a fare ogni giorno 2,5 ore di servizio a battenti chiusi

24 Marzo 2020

In Inghilterra, le farmacie che avvertono una pressione significativa sul servizio a causa dell’emergenza epidemica possono lavorare a battenti chiusi fino a un massimo di 2 ore e mezza al giorno incluso il pranzo, a discrezione del direttore. E’ quanto si legge nell’aggiornamento della Procedura operativa standard (Standard operating procedure, Sop) pubblicata l’altro ieri dal Servizio sanitario britannico e rivolta alle farmacie del territorio. Gli esercizi, dispone il documento, devono restare aperti al pubblico almeno nelle ore che vanno dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16 (14-18 per le farmacie che hanno sottoscritto il contratto sull’orario prolungato). Nelle altre ore di servizio, un cartello affisso all’ingresso spiegherà come contattare la farmacia in caso di necessità urgente.

Le farmacie, inoltre, sono autorizzate a ricorrere a chiusure temporanee (con interruzione del servizio) In caso di difficoltà estreme come la mancanza di personale. In tal caso, il direttore deve inviare immediata comunicazione al Servizio sanitario e aggiornale le informazioni relative alla propria farmacia sul sito web del Nhs.

Nella Sop, infine, viene anche annunciato l’avvio a giorni sull’intero territorio nazionale di un nuovo servizio di recapito a domicilio dei farmaci (National community pharmacy medicines delivery service). L’iniziativa è rivolta in prima battuta al milione e mezzo di inglesi ai quali il Nhs ha inviato nei giorni scorsi una lettera con l’invito perentorio di restare a casa per almeno 12 settimane. Si tratta di anziani e cronici che per le loro condizioni mostrano elevati rischi di infezione da covid-19, ai quali però va assicurata la coninuità delle terapie già in corso.

Nella lettera il servizio sanitario raccomanda a queste persone di ricorrere a un parente o a un conoscente, oppure contattare la farmacia perché invii un volontario. Il nuovo servizio, si legge nella Sop, servirà appunto ad agganciare la rete delle farmacie a quella delle associazioni di volontariato, in modo che eventuali richieste di recapito possano essere passate alle onlus. Le farmacie, conclude la Sop, possono anche organizzare servizi di recapito per proprio conto da mettere a disposizione anche di chi non rientra nella lista dei soggetti a rischio.