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Alla Summer school spesa out of pocket e ruolo delle farmacie sotto i riflettori

21 Settembre 2018

 

Liste d’attesa, adeguatezza dei finanziamenti e omogeneità dell’assistenza sull’intero territorio nazionale rimangono le tre principali sfide che il Servizio sanitario pubblico deve oggi affrontare. Ne viene fuori un’equazione in cui tra le variabili spiccano temi come l’innovazione – farmaceutica e non – e la territorializzazione della cronicità, con tutto ciò che ne deriva in termini di processi riorganizzativi. Va insomma trovata la chiave per gestire il cambiamento e proprio questo è il filo conduttore dell’edizione 2018 della Summer School, l’appuntamento congressuale di Motore Sanità che ogni anno richiama ad Asiago i protagonisti della sanità nazionale e regionale. Fitto come sempre il cartellone dei lavori, che ieri – nella prima delle due giornate di congresso – si sono concentrati innanzitutto sul tema delle risorse. E della cosiddetta sanità integrativa. «Il nostro Servizio sanitario» ha detto Domenico Mantoan, direttore generale Sanità e Sociale della Regione Veneto «garantisce cure adeguate. I fondi sanitari esistono da vent’anni, ma servirebbe una governance del settore che finora a livello centrale è mancata. E poi non dimentichiamo che di solito i fondi alimentano il consumismo sanitario». Quanto al problema risorse, la valutazione di Mantoan è drastica: «In Italia non ci sono 21 servizi sanitari, ce ne sono due soltanto: quelli che funzionano bene e quelli che non funzionano. Il veneto è una regione efficiente che non vuole pagare per le inadeguatezze altrui».

Da Angelo Del Favero, direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità, è invece arrivata una fotografia della cosiddetta spesa out of pocket, ossia la spesa sanitaria privata: «Dei 157 miliardi spesi nell’ultimo anno per le cure» ha ricordato «112 li ha messi il pubblico e 45 li hanno messi gli italiani di tasca propria. E’ una spesa che se ne va soprattutto in cure ambulatoriali, farmaci e in minima parte in prestazioni ospedaliere, ma è complesso tracciarne le reali dinamiche perché si fa fatica a capire quanta è la spesa volontaria e quanta invece la spesa che deriva da disinformazione su ciò che è realmente rimborsabile e ciò che non lo è. Insomma, c’è il sospetto che a volte le persone pagano di tasca propria perché non sanno che il Ssn rimborsa». Per Mario Del Vecchio, direttore dell’Osservatorio consumi privati in Sanità della Bocconi, «spesso l’assistito sceglie tra pubblico e privato in base alla fiducia che riconosce al medico», mentre per Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, una delle leve che spinge verso la sanità privata è quella delle liste di attesa, «la voce che genera la maggior parte delle segnalazioni inviate al Tribunale dai cittadini».

Al centro dei lavori anche la territorializzazione della cronicità, in cui la farmacia – come ha detto nel suo intervento la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca – può fare molto. «Nella nostra regione» ha ricordato «abbiamo avviato con l’assessorato alla Sanità diversi fronti di collaborazione nell’ambito della riforma che ridisegna la presa in carico della cronicità. Siamo così protagonisti, oltre che nella distribuzione del farmaco, nella dematerializzazione della ricetta e nella stampa in farmacia del promemoria e stiamo ragionando con la Regione sul dossier farmaceutico». La presidente Racca, in aggiunta, ha ricordato il contributo che le farmacie lombarde assicurano in materia di prevenzione, come le campagne di screening per il tumore al colon retto.

Oggi seconda e ultima giornata di lavori con interventi di Erika Stefani, ministro degli Affari regionali, Armando Bartolazzi, sottosegretario al ministero della Salute, Fabiola Bologna, componente della commissione Affari sociali, Luca Coletto, assessore alla Sanità e programmazione della Regione Veneto, Riccardo Riccardi, assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia e Sonia Viale, assessore alla Sanità della Liguria.