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Natalità, da Farmindustria convegno a Roma sulle politiche aziendali

14 Marzo 2024

Il tema della natalità va affrontato rivolgendo un occhio di riguardo al tema della prevenzione, da promuovere attraverso politiche rivolte a entrambi i sessi fin dalla giovane età. È’ il messaggio che arriva dal convegno su natalità e problemi di coppia organizzato ieri a Roma da Farmindustria con il patrocinio del ministero per la Famiglia e le Pari opportunità.

La ridotta natalità che caratterizza il nostro Paese, è l’assunto iniziale, non pertiene soltanto alla demografia ma investe anche la tenuta del patto sociale e la sostenibilità economica del paese. Un Paese sempre più vecchio e con popolazione attiva in contrazione vede il proprio futuro a rischio. Ma, è stato detto ieri, se il tasso di sostituzione demografica (in media due figli a coppia) è attualmente un obiettivo lontano, il desiderio di maternità rimane alto tra le donne italiane e solo il 2% di loro dichiara di non voler figli. Occorre allora coinvolgere sul tema anche gli uomini, che tendono a posticipare il completamento degli studi e sono meno propensi a prendersi cura della propria salute riproduttiva. «I problemi di fertilità dipendono per il 50% dagli uomini» ha osservato il direttore generale di Farmindustria, Enrica Giorgetti «che sono meno attenti alla prevenzione rispetto alle compagne e “incrociano” gli specialisti solo quando si manifestano sintomatologie evidenti. I dati sulla natalità ci riguardano da vicino, in quanto imprese al crocevia di fattori come cure e prevenzione. Ma bisogna anche dire con chiarezza che oggi la maternità è più diffusa dove le donne lavorano».

Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha sottolineato allora il ruolo cruciale dell’industria farmaceutica: attraverso politiche di welfare nei confronti dei propri dipendenti e campagne di prevenzione e formazione, le imprese del settore si distinguono per una cultura aziendale che sostiene le esigenze delle famiglie moderne. E infatti, tra i 70mila addetti cui il comparto dà lavoro, si registra un numero di figli superiore del 45% alla media nazionale. «Nelle nostre imprese» ha spiegato Cattani «le donne rappresentano il cuore pulsante della ricerca, il 53% degli addetti totali e il 46% dei quadri e dirigenti: la maternità è più diffusa dove l’occupazione femminile è più alta».

Contribuiscono a questi indicatori programmi aziendali diffusi come quelli che mirano a conciliare vita e lavoro: oltre il 90% delle imprese applica da anni smart working, part-time e flessibilità oraria, offrendo anche permessi retribuiti per visite mediche aggiuntivi al Ccnl. L’assistenza sanitaria e previdenziale è garantita al 100% degli addetti, mentre il 73% usufruisce di servizi di istruzione e assistenza. Una particolare attenzione è rivolta alle famiglie, con il 43% delle imprese che offre forme di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti e il 47% che garantisce congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto alla normativa vigente.

«Per le imprese» ha ricordato dal canto suo Eugenia Roccella, ministro per le Pari opportunità «il Governo ha attivato la certificazione di genere, su cui abbiamo un ottimo risultato perché si è oltrepassato l’obiettivo che avevamo posto per il 2026 con oltre 1.500 aziende già ufficialmente certificate». Ottimi risultati anche dal Codice deontologico, «che è ad adesione volontaria e non prevede premialità ma implica uno sforzo di collaborazione per raggiungere l’obiettivo dell’incremento di natalità da parte delle aziende». Per Roccella, in particolare, Farmindustria «è un ottimo esempio della collaborazione che noi chiediamo sulla natalità, in particolare al mondo del lavoro e produttivo ma nel complesso a tutti gli attori che possono avere un ruolo. Perché senza la collaborazione delle aziende in primo luogo e poi degli enti locali, dei sindacati, dell’associazionismo no profit e di chiunque possa giocare un ruolo, non si centrerà mai l’obiettivo».