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Carenze, dal position paper del Pgeu la proposta di puntare sulla sostituzione in farmacia

25 Maggio 2019

Per ridurre i disagi arrecati ai pazienti dalle carenze di farmaci nella filiera distributiva un modo c’è, ed è quello di accrescere la sostituibilità in farmacia. Il suggerimento arriva dal position paper che il Pgeu – l’associazione dei farmacisti e delle farmacie europee – ha pubblicato una decina di giorni fa per fare il punto sul problema delle indisponibilità. Il documento, una quindicina di pagine in tutto, ha innanzitutto il merito di fissare puntualmente i termini del problema: come rivela un’indagine condotta dallo stesso Pgeu nel 2018, non c’è Paese dell’Unione europea che nell’ultimo anno non abbia patito casi di farmaci carenti o in rottura di stock; dunque, all’origine del fenomeno non ci sono le esportazioni verso i Paesi dove i prezzi dei medicinali sono più alti. O quantomeno, non è questa la ragione principale: il position paper, al riguardo, elenca più concause, di tipo economico, industriale e normativo. Per esempio, contribuisce senz’altro al problema la progressiva concentrazione in un ridotto numero di siti della produzione mondiale di principi attivi.

Se le cause del fenomeno sono plurime e intersecate, anche le soluzioni devono essere altrettanto complementari. In altre parole, dice il Pgeu, serve una strategia complessa, che poggi – tra gli altri – anche sui farmacisti e sulle farmacie del territorio. A tale scopo il position paper cita l’esperienza delle farmacie olandesi: secondo quanto rivelano i dati della piattaforma Farmanco (il database della Knmp, l’associazione di categoria), nel 99% dei casi di carenza registrati al banco i farmacisti sono riusciti con la sostituzione a evitare disagi al paziente. O meglio, con quattro diverse procedure di sostituzione: nel 62% dei casi, dicono i dati, è bastata la tradizionale sostituzione generica (farmaco con lo stesso principio attivo); nel 25% dei casi è stata applicata la sostituzione terapeutica (farmaco dal diverso principio attivo ma uguale indicazione, previo consulto con il medico); nel 10% si è fatto ricorso a un farmaco d’importazione (pratica consentita nel Paesi Bassi), nel 2% dei casi è stato proposto un galenico.

«In diversi paesi europei» commenta il Pgeu «la sostituzione generica e/o terapeutica in farmacia non è autorizzata, anche se i farmacisti hanno le competenze e le conoscenze professionali appropriate. Dove la sostituzione generica è vietata, i farmacisti devono contattare il prescrittore o rispedire i pazienti dal loro medico per una nuova ricetta. Tutto ciò si trasforma in un ulteriore onere aggiuntivo a carico di farmacisti e pazienti e genera disagi quando, per esempio, un medico non può essere raggiunto immediatamente».