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Cini (Asfi): ripartizione in dosi unitarie già possibile, auspicabile intervento in Farmacopea

12 Luglio 2018

La ripartizione dei farmaci in dosi unitarie effettuata dal farmacista è un’attività impegnativa che però valorizza dal punto di vista professionale l’aderenza terapeutica in farmacia. E se è vero che al momento mancano norme che l’autorizzino espressamente, è altrettanto vero che mancano anche disposizioni che la vietino. A riassumere lo stato delle cose Maurizio Cini, docente di tecnologia e legislazione farmaceutica all’università di Bologna e presidente dell’Asfi, Associazione scientifica farmacisti italiani: da tempo tra i sostenitori della ripartizione in farmacia (lo sconfezionamento è un’altra cosa e il termine potrebbe generare equivoci), Cini è convinto che i tempi siano ormai maturi perché anche l’Italia adotti una normativa specifica in materia.

Professore, l’operazione Amazon-PillPack e i progetti di Federfarma Lombardia per sperimentare nella regione dal prossimo anno un servizio non molto dissimile da quello offerto dall’azienda americana hanno riportato d’attualità il tema. Attorno al quale, però, continuano a gravitare luoghi comuni e infondate convinzioni…
Innanzitutto una premessa: la mia idea è che la ripartizione dei medicinali sia un’attività che valorizza fortemente l‘aderenza terapeutica, ma al contempo chiede alla farmacia che la espleta impegno e responsabilità. Detto questo, sgombriamo il campo da ogni inesattezza: oggi non ci sono norme che impediscono alle farmacie di offrire tale servizio. Anche perché non stiamo parlando di sconfezionamento ad altri fini: i farmaci che il farmacista ripartisce in contenitori organizzati per caselle giornaliere o settimanali sono già stati dispensati a carico del SSN o venduti e, dunque, appartengono al paziente. L’operazione di ripartizione avviene nel laboratorio galenico con tutte le garanzie e condizioni igieniche previste per le preparazioni magistrali od officinali. Basti dire che due farmaciste titolari, appartenenti al Consiglio dell’Asfi, tra le quali la vicepresidente Bianca Peretti, offrono da tempo questo servizio senza alcun problema.

Quali sono, allora, le cautele che è opportuno assuma il titolare per prevenire la minima contestazione?
Come detto, la ripartizione deve essere chiesta dall’assistito dopo che ha materialmente ricevuto il farmaco. Quindi è importante rispettare questo percorso. Poi, onde evitare qualsiasi contestazione, si può predisporre un modulo da far firmare al paziente in modo da attestare la richiesta del servizio. E’ quanto fanno le due farmaciste dell’Asfi che ho citato poc’anzi.

Quanto si dovrà aspettare, invece, per avere finalmente anche in Italia una norma positiva che faccia piena chiarezza in materia? L’affare Amazon-PillPack può diventare un catalizzatore?
Io sono convinto che ci siano tutte condizioni per arrivare finalmente a un provvedimento di questo genere. E Amazon c’entra poco: il fatto è che di aderenza terapeutica si parla soltanto da pochi anni, ma se ne parla sempre di più ed è ormai sensibilità comune alla maggior parte delle autorità sanitarie che fare aderenza significa ridurre gli sprechi, accelerare le guarigioni e spendere in modo più appropriato.

Di questi tempi, però, una legge non si fa dall’oggi al domani…
Non è necessaria una proposta di legge, basta intervenire sulle Norme di buona preparazione, magari approfittando del lavoro di aggiornamento che si sta effettuando sulla Farmacopea ufficiale. Le prime modifiche sono state un po’ frettolose e incomplete, il tavolo però sta andando avanti e dunque c’è ancora tempo per intervenire. A tale scopo, chiederò che anche Asfi venga ammessa nel gruppo di lavoro.

E l’industria? In molti sostengono che se finora non si è riusciti ad avere chiarezza sulla ripartizione dei farmaci, è per le resistenze che – dietro le quinte – i produttori hanno sempre esercitato…
Si ma oggi molte cose sono cambiate. E sono cambiati anche governo e ministro della Salute. Come ho detto, l’occasione è ghiotta e non va sprecata. Piuttosto, mi preoccupa la questione risorse: se si vuole collocare la ripartizione all’interno della farmacia dei servizi, occorre valutare quali spazi ci sono per negoziare una remunerazione a carico del Ssn. Come ho detto, è un servizio che richiede impegno e responsabilità, i compensi andranno parametrati su questi due fattori.

E se le farmacie proponessero la ripartizione come un servizio a pagamento? Non ritiene che una buona fetta di pazienti pagherebbe volentieri per avere un’assistenza di questo genere?
Sì ma non dimentichiamo che dalla ripartizione dei medicinali il Ssn trarrebbe importanti risparmi. Giusto che assicuri alle farmacie un onorario professionale adeguato.