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Dal Veneto alla Toscana, virano al burrascoso i rapporti con i medici

13 Gennaio 2021

Sono ai minimi storici i rapporti sindacali tra farmacisti del territorio e medici di famiglia. L’ultima sassata arriva dalla mezza vittoria sulla vaccinazione in farmacia che i titolari hanno conseguito con la Legge di bilancio 2021, ma le “liaisons” tra le due professioni si erano fatte turbolente già un paio di anni fa, all’apertura del cantiere per la sperimentazione della farmacia dei servizi, quando i farmacisti cominciarono a parlare di “presa in carico” del paziente appropriandosi di una terminologia che i mmg consideravano (e considerano) di loro esclusiva pertinenza. La frattura era stata poi ricomposta (senza essere del tutto sanata) ma ora che il legislatore ha dato luce verde alla vaccinazione in farmacia tra le due professioni sono tornati a soffiare venti di burrasca.

L’ultima turbolenza, in particolare, arriva da Padova, dove l’Ordine dei medici ha annunciato di avere chiesto alla Società italiana di medicina legale «un parere pro veritate sull’esecuzione dei tamponi in farmacia». L’intervento fa seguito all’accordo per lo screening del coronavirus tramite antigenici rapidi che Federfarma Veneto e Regione avevano firmato durante le Festività: «Qualora il parere confermasse la sussistenza del reato di esercizio abusivo della professione medica scatteranno le denunce» minaccia sulla stampa locale Domenico Crisarà, che ricopre anche la carica di vicesegretario nazionale della Fimmg e in questa veste aveva partecipato al tavolo del ministero della Salute istituito due anni fa per redigere il protocollo quadro sulla sperimentazione della farmacia dei servizi «per legge gli unici a abilitati a refertare un accertamento diagnostico siamo noi e, in alcuni casi, i biologi».

Il protocollo concordato da Regione e Federfarma affida il prelievo con tampone a un infermiere specializzato e al farmacista la registrazione nel database regionale; se poi il paziente risulta positivo, scatta l’invito a contattare il medico curante per la gestione della quarantena. «In mancanza di referto però» osserva Crisarà «ci tocca ricominciare daccapo e sottoporre di nuovo il sogetto al tampone. E se la positività è confermata, dobbiamo segnalare ed emettere un provvedimento in contumacia che equivale agli arresti domiciliari, con relative conseguenze penali in caso di violazione. Se invece il test viene effettuato in farmacia, tutto questo non avviene».

A stretto giro di posta la replica di Federfarma Veneto: «I farmacisti vogliono offrire un’opportunità in più ai propri concittadini» spiega in una nota il presidente Andrea Bellon «noi puntiamo a intercettare gli asintomatici, che non troverebbero spazio nel sistema della medicina generale dove giustamente va data priorità ai cittadini con sintomi. Ma la domanda di fare un test velocemente, nella massima sicurezza, dal tracciamento garantito, va soddisfatta comunque. Il test, inoltre, non è rimborsato dal servizio sanitario ma è a carico dei singoli utilizzatori, attraverso un fee calmierato stabilito di concerto con la Regione».

Ma i rapporti tra farmacisti e medici non fanno scintille soltanto a Padova. In Toscana, per esempio, sei ordini provinciali dei medici (Pisa, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Lucca e Firenze) hanno impugnato davanti al Tar la delibera di giunta regionale del 29 giugno scorso che ratificava l’accordo tra assessorato alla Salute e Federfarma per la farmacia dei servizi.

Di fatto quell’intesa non è mai entrata in vigore ed è scaduta con la fine dell’anno (si trattava più che altro di un accordo politico) però i contenuti ricalcavano il protocollo per la sperimentazione della farmacia dei servizi firmato dalla Conferenza Stato-Regioni nell’ottobre 2019, con disposizioni sulla presa in carico dei pazienti cronici (Bpco) e telemedicina. E nei loro ricorsi, i medici mettono nel mirino ancora una volta il concetto di presa in carico, così come le competenze affidate alle farmacie in tema di aderenza terapeutica.

Nelle settimane scorse il Tar Toscana ha già respinto le richieste di sospensione cautelare avanzate dagli Ordini (non c’è «periculum in mora» visto che l’accordo non è mai entrato in vigore) e questo giustifica un certo ottimismo per il giudizio di merito, ancora da calendarizzare. Tuttavia, non è del tutto esclusa la possibilità che alla fine i giudici amministrativi possano accogliere anche solo qualcuna delle considerazioni dei ricorrenti. Altamente improbabile? Forse no, visto che Federfarma nazionale ha voluto intervenire nelle cause con il suo consulente legale di punta, il costituzionalista Massimo Luciani, e il suo staff.