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Reintegro sanitari non vaccinati, Regioni in ordine sparso

3 Novembre 2022

Regioni divise sul decreto del governo che ha anticipato al primo novembre la fine dell’obbligo vaccinale per sanitari e personale delle strutture di cura e assistenza. Alcune – come Veneto e Lombardia – hanno subito accolto con favore il provvedimento, per i benefici che ne conseguono sulla disponibilità di personale negli ospedali. «La pandemia ha messo a dura prova l’intero sistema sanitario» haricordato il governatore del Veneto, Luca Zaia «ora serve che tutte le risorse umane e professionali siano di nuovo in campo per continuare a dare risposte efficaci alle richieste dei cittadini». «Abbiamo davvero bisogno di medici e infermieri per rinforzare gli organici molto provati dal durissimo lavoro di questi ultimi tre anni» ha aggiunto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Altrove, invece, l’accoglienza è stata di tenore diverso. In Puglia, per esempio, l’assessore alla Sanità, Rocco Palese, ha ricordato che l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari (non solo contro covid) è sancito da una legge regionale, che vieta il contatto con i ricoverati a chi non è protetto. In un intervento a SkyTg24 il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha annunciato l’intenzione del Governo di impugnare la legge pugliese, ma Fabiano Amati, presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale, ha fatto subito notare che la norma risale al 2021 e dunque i termini per l’impugnazione sono scaduti.

Dissenso anche dalla Campania: con una direttiva inviata ieri ai direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere, il presidente Vincenzo De Luca ha disposto che il personale sanitario non vaccinato vada reintegrato in servizio «tutelando la salute dei pazienti e degli operatori vaccinati», in modo da evitare «il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti».