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Riconciliazione farmaci, dalla Fip “cassetta degli attrezzi” per la professione

26 Febbraio 2021

La riconciliazione farmaceutica, ossia la verifica periodica dei medicinali assunti dal paziente in multitrattamento per riordinare le cure ed eliminare doppioni o sovrapposizioni, rappresenta un servizio chiave che, laddove guidato dai farmacisti, «è efficace nel ridurre i danni iatrogeni». In questo modo, i farmacisti possono mettere la loro esperienza al servizio di pazienti e sistemi sanitari «ridurre al minimo gli errori e ottimizzare l’uso dei farmaci, con un impatto positivo sui risultati clinici ed economici». E’ quanto scrive la Fip, la Federazione farmaceutica internazionale, nella sua ultima pubblicazione, dedicata per l’appunto alla riconciliazione farmaceutica: l’Oms – ricorda l’associazione – annovera i cambi di terapia nel paziente politrattato uno dei problemi chiave in tema di sicurezza degli assistiti. Una recente revisione Cochrane ha rilevato che il 55,9% dei pazienti rischia di fronteggiare una o più discordanze farmacologiche negli aggiornamenti delle terapie.

Per incoraggiare i farmacisti a praticare la riconciliazione farmaceutica, la pubblicazione della Fip propone una raccolta di strumenti informativi che passano in rassegna principi e processi da applicare. Si tratta in sostanza di una “cassetta degli attrezzi”, sottolinea la Federazione, da utilizzare anche come guida per organizzare il servizio o impostare i processi di lavoro. «La riconciliazione» commenta Catherine Duggan, ceo della Fip «potrebbe eliminare le discrepanze farmacologiche generate dalle transizioni di trattamento, sempre che le risorse necessarie siano disponibili».

Tra gli elementi chiave di un percorso di riconciliazione farmaceutica, in particolare, la Fip annovera la compilazione di un elenco aggiornato dei medicinali assunti dal paziente (compresi medicinali soggetti a prescrizione e no, medicinali a base di erbe, integratori, vitamine e altri prodotti alternativi o complementari) e la raccolta di informazioni relative al paziente come eventuali allergie alimentari, variazioni delle terapie, uso di strumenti come le pilloliere, il livello di alfabetizzazione sanitaria o di cultura in matria di farmaci, aderenza e stile di vita.

Tra le tappe del percorso, invece, la Federazione indica la compilazione del «migliore resoconto possibile delle terapie farmacologiche», il raffronto di questo con i medicinali prescritti al momento del ricovero, durante il trasferimento o alla dimissione e l’identificazione delle eventuali discrepanze e infine la riconciliazione di tali dissonanze dopo avere classificate come intenzionali o non intenzionali.

La riconciliazione farmaceutica, scrive la Fip nelle conclusioni, «contribuisce a garantire la sicurezza del paziente identificando le discrepanze farmacologiche involontarie durante i passaggi di cura. I farmacisti possiedono la competenza e l’esperienza necessarie per risolvere prontamente ed efficacemente qualsiasi cambiamento inappropriato delle cure e, in ultima analisi, prevenire gli errori terapeutici».

La riconciliazione farmaceutica, come si ricorderà, è una delle prestazioni inserite nei cronoprogrammi regionali per la sperimentazione della farmacia dei servizi.