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Spesa farmaci, dal report Aifa il gioco di avanzi e disavanzi di alcune regioni

14 Febbraio 2024

Per le Regioni che fanno più distribuzione diretta l’innalzamento del tetto della spesa per acquisti farmaceutici di Asl e ospedali – da quest’anno all’8,5% del Fondo sanitario nazionale – non è una buona notizia. Lo aveva detto qualche settimana fa senza giri di parole l’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini («ci costerà 500 milioni di euro») e lo confermano i numeri dell’ultimo report dell’Aifa sulla spesa farmaceutica Ssn, che copre i primi nove mesi del 2023.

Dai totali nulla di nuovo: la spesa convenzionata ammonta a poco più di sei miliardi di euro, pari al 6,36% del Fsn (a fronte di un tetto del 7%), la spesa per acquisti diretti arriva a 10,1 miliardi e sfonda di quasi 2,9.

 

 

Più interessanti i dati che riguardano le singole regioni: nella convenzionata, la Lombardia rimane quella che in percentuale sul Fsn investe di più (il 7,4% vedi sopra), il Veneto e l’Emilia Romagna (più la piccola provincia di Bolzano) quelle che spendono di meno: il 5,2 e il 5,1% rispettivamente.

Grazie a questa “avarizia”, le due regioni si assicurano sulla convenzionata un cospicuo avanzo, un vero e proprio tesoretto che nel caso del Veneto supera i 141 milioni di euro e per l’Emilia Romagna ammonta a più di 138 milioni.

 

 

E negli acquisti diretti? In questo caso le due regioni risultano un po’ meno “parche”: nei primi nove mesi del 2023, l’Emilia Romagna ha speso per gli acquisti diretti l’11,56% del Fondo sanitario, il Veneto il 10,17%. Ma ecco la sorpresa: sfondando il tetto, le due regioni si ritrovano con un disavanzo che nel caso dell’Emilia Romagna ammonta a poco più di 283 milioni, in quello del Veneto si ferma poco sotto i 198. Ma di questi soldi, soltanto una metà è effettivamente a carico delle loro finanze, perché l’altra metà viene ripianata per legge dall’industria farmaceutica. Quindi, il “rosso” effettivo ammonta rispettivamente a poco più di 140 e 99 milioni di euro. Risultato, con quello che avanza dalla convenzionata l’Emilia Romagna riesce quasi a ripararsi lo sfondamento a proprio carico, il Veneto addirittura si guadagna qualcosa.

Sia chiaro, nei bilanci regionali le due poste non si compensano a vicenda in modo diretto, ma la sostanza rimane più o meno quella di una partita di giro. Ed ecco quindi il motivo della contrarietà di Donini: se si alza il tetto degli acquisti diretti e si abbassa quello della convenzionata, il sottile gioco di equilibri tra avanzi e disavanzi della farmaceutica su cui gioca da anni la Regione rischia di saltare.