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Contraffazione, farmacia protagonista al convegno romano della Cattolica

12 Maggio 2018

Nel suo ruolo di mediatore culturale, il farmacista può fare farmacovigilanza precoce su tutti quei prodotti che solitamente arrivano al paziente da canali che sfuggono alla normale vigilanza di filiera: preparati di importazione dubbia, integratori contenenti principi attivi di origine chimica (paracetamolo insieme a formulazione cinese), prodotti con descrizione in inglese o cinese o del tutto privi di descrizione. E’ quanto ha ricordato Paolo Vintani (foto), vicepresidente di Federfarma Milano, nel suo intervento al convegno sul crimine farmaceutico organizzato giovedì 10 maggio a Roma dall’università Cattolica del Sacro cuore. Promosso in collaborazione con l’Aifa, la Ssfa (Società di scienze farmacologiche applicate) e la Sif (Società italiana di farmacologia), l’evento è servito a fare il punto sulla dimensione che oggi contraddistingue il fenomeno della contraffazione farmaceutica e sulla percezione che il consumatore ha dei rischi correlati.

Tutti i relatori, in particolare, si sono detti d’accordo sul fatto che tra gli italiani ci sia ancora scarsa sensibilità sul tema. E per Vintani, invitato per il secondo anno al convegno in rappresentanza della farmacia, la svolta può arrivare proprio dal farmacista in farmacia: «Quando fa aderenza terapeutica» ha spiegato «e in particolare quando vigila sulle interazioni tra farmaci e altri prodotti, il farmacista ha l’occasione di fornire informazioni importantissime sugli stili di vita così come sulle cautele da adottare quando si assumono integratori, fitoterapici o altri preparati».

Attenzione però, sarebbe sbagliato riporre ogni fiducia soltanto sul farmacista: «Smettiamola di dire quanto siamo bravi» ha continuato Vintani «il contrasto al crimine farmaceutico ha successo soltanto se coinvolge e trova pronta l’intera filiera». La vera sfida, quindi, è quella da un lato di riconfermare i ruoli – messi in crisi da internet e da un consumatore che cerca sempre più indipendenza – e dall’altro di far dialogare le professioni, per costruire attorno al paziente una rete di vigilanza continua e univoca.

E poi servono nuovi strumenti. Per esempio il Paper analytical device (Pad) una sorta di cartina tornasole messa a punto dall’università di Notre Dame (Stati Uniti) per individuare in pochi minuti pillole e compresse falsificate. «E’ uno strumento di grande interesse» ha osservato Vintani «che potrebbe essere utilizzato anche per verificare la qualità di fitopreparazioni a base di sostanze come la curcumina, sulle quali non sempre abbiamo le garanzie che servirebbero».