Nel suo ruolo di mediatore culturale, il farmacista può fare farmacovigilanza precoce su tutti quei prodotti che solitamente arrivano al paziente da canali che sfuggono alla normale vigilanza di filiera: preparati di importazione dubbia, integratori contenenti principi attivi di origine chimica (paracetamolo insieme a formulazione cinese), prodotti con descrizione in inglese o cinese o del tutto privi di descrizione. E’ quanto ha ricordato Paolo Vintani (foto), vicepresidente di Federfarma Milano, nel suo intervento al convegno sul crimine farmaceutico organizzato giovedì 10 maggio a Roma dall’università Cattolica del Sacro cuore. Promosso in collaborazione con l’Aifa, la Ssfa (Società di scienze farmacologiche applicate) e la Sif (Società italiana di farmacologia), l’evento è servito a fare il punto sulla dimensione che oggi contraddistingue il fenomeno della contraffazione farmaceutica e sulla percezione che il consumatore ha dei rischi correlati.
Tutti i relatori, in particolare, si sono detti d’accordo sul fatto che tra gli italiani ci sia ancora scarsa sensibilità sul tema. E per Vintani, invitato per il secondo anno al convegno in rappresentanza della farmacia, la svolta può arrivare proprio dal farmacista in farmacia: «Quando fa aderenza terapeutica» ha spiegato «e in particolare quando vigila sulle interazioni tra farmaci e altri prodotti, il farmacista ha l’occasione di fornire informazioni importantissime sugli stili di vita così come sulle cautele da adottare quando si assumono integratori, fitoterapici o altri preparati».
Attenzione però, sarebbe sbagliato riporre ogni fiducia soltanto sul farmacista: «Smettiamola di dire quanto siamo bravi» ha continuato Vintani «il contrasto al crimine farmaceutico ha successo soltanto se coinvolge e trova pronta l’intera filiera». La vera sfida, quindi, è quella da un lato di riconfermare i ruoli – messi in crisi da internet e da un consumatore che cerca sempre più indipendenza – e dall’altro di far dialogare le professioni, per costruire attorno al paziente una rete di vigilanza continua e univoca.
E poi servono nuovi strumenti. Per esempio il Paper analytical device (Pad) una sorta di cartina tornasole messa a punto dall’università di Notre Dame (Stati Uniti) per individuare in pochi minuti pillole e compresse falsificate. «E’ uno strumento di grande interesse» ha osservato Vintani «che potrebbe essere utilizzato anche per verificare la qualità di fitopreparazioni a base di sostanze come la curcumina, sulle quali non sempre abbiamo le garanzie che servirebbero».