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Sulla distribuzione diretta l’Emilia Romagna si “sfila” dalla Convenzione grazie al Governo

2 Marzo 2018

Quanto dirà in tema di diretta la prossima Convenzione, sulla quale Sisac e sindacati delle farmacie stanno trattando da sette mesi, non vincolerà in alcun modo l’Emilia Romagna, che sulla materia potrà agire alla stregua di un’enclave amministrativa. A concedere un’extraterritorialità che potrebbe rivelarsi amara per le farmacie del territorio è la “preintesa” per le autonomie che Governo e Regione (rappresentata dal suo presidente, Stefano Bonaccini) hanno firmato l’altro ieri a Roma. Una di tre, perché nella stessa circostanza hanno firmato protocolli dello stesso genere – che andranno poi perfezionati in accordi quadro – anche Lombardia e Veneto, pur’esse rappresentate dai loro governatori, Roberto Maroni e Luca Zaia. Le intese nascono da quanto previsto dall’articolo 116, della Costituzione, che autorizza accordi bilaterali tra Governo e singole amministrazioni regionali per la devoluzione di competenze aggiuntive. E infatti, i tre accordi riconoscono a Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto importanti “supplementi” di autonomia su Sanità, Politiche del lavoro, Istruzione e Ambiente.

In materia di Sanità, in particolare, i governi regionali rafforzano la propria potestà su governance delle aziende sanitarie, edilizia, ticket, gestione del personale (con rimozione dei vincoli di spesa) e, soprattutto, sul farmaco e sulla spesa farmaceutica. In tutti e tre gli accordi, infatti, fa capolino una disposizione (pressoché fotocopiata) che rimuove gli ostacoli finora incontrati dalle Regioni «nell’adottare decisioni basate sull’equivalenza terapeutica tra medicinali con principi attivi differenti». Basterà che la Regione invii all’Aifa un «documento recante valutazioni tecnico-scientifiche» su tale equivalenza, documento al quale l’Agenzia dovrà rispondere entro 180 giorni con un parere vincolante. Trascorso tale termine senza avere ricevuto comunicazioni, «la Regione assumerà le determinazioni» annunciate.

Nell’intesa firmata con il Governo, però, l’Emilia Romagna si porta a casa qualcosa in più: «ferme restando le funzioni istituzionali che le disposizioni vigenti attribuiscono all’Aifa» recita il suo accordo «la Regione definisce qualitativamente e quantitativamente le forme della distribuzione diretta dei farmaci destinati alla cura di pazienti che richiedono un controllo ricorrente, anche tramite il coinvolgimento delle farmacie di comunità». Inoltre, «assicura la distribuzione diretta da parte delle Aziende sanitarie dei medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza residenziale, semiresidenziale e domiciliare» e infine «dispone che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale».

Ricordato che per pazienti da sottoporre a «controllo ricorrente» si intendono i cronici, lo scenario che si profila all’orizzonte è quello di una distribuzione diretta che di fatto si va a mangiare una buona fetta dei farmaci di fascia A: cronicità, dimissione, visita specialistica, alle farmacie rimarrebbe ben poco da acquistare in regime di Ssn. Il resto invece lo distribuirebbero in dpc, con una remunerazione a pezzo che potrà essere irrobustita soltanto dall’onorario professionale per servizi come l’aderenza terapeutica o l’aggiornamento del dossier farmaceutico.

L’abbondante iniezione di autonomia concessa dal Governo, poi, consentirà alla Regione di perseguire le proprie politiche distributive in barba a quello che Federfarma e Assofarm riusciranno a mettere nella Convenzione nazionale a venire. Una sorte di “patente” di pirandelliana memoria, che renderà l’Emilia Romagna un’enclave di extraterritorialità rispetto a tutti gli accordi che le farmacie riusciranno a concludere a livello nazionale (in materia di distribuzione diretta, ovviamente). Non resta che vedere cosa accadrà domenica ai seggi, perché a ratificare e perfezionare le “preintese” sarà il Governo prossimo venturo.