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Case di comunità, per Agenas serve una rete di strutture hub&spoke

14 Luglio 2021

Le quasi 1.300 Case di comunità previste dal Recovery plan per organizzare sul territorio le cure primarie si distribuiranno in modo che ce ne sia una ogni 30mila abitanti nelle aree metropolitane, ogni 20mila nelle aree urbane e sub-urbane e ogni 15mila aree interne/rurali. E ogni distretto sanitario (bacino standard 100mila assistiti) ne dovrà avere almeno quattro, organizzate in modalità hub&spoke con la struttura “madre” che assicurerà il servizio h24 sette giorni su sette. Sono alcune delle direttive contenute nella bozza per la riforma dell’assistenza territoriale cui sta lavorando l’Agenas, l’Agenzia che supporta le Regioni nel governo della sanità pubblica. Pubblicata ieri da Quotidiano Sanità, la bozza rappresenta un primo ragionamento sull’impalcatura degli interventi che dovranno discendere dagli indirizzi del Pnrr, approvato ieri dalle autorità europee. E’ dunque un documento che certamente andrà incontro a modifiche e aggiornamenti, ma fornisce comunque un’indicazione degli orientamenti che in tema di Case di comunità – uno dei punti più delicati per le farmacie del territorio – prevalgono in questa fase progettuale.

In particolare, emerge con evidenza l’intenzione (almeno al momento) di imperniare sulle Case di comunità la rete territoriale delle cure primarie: le strutture hub (cioè aperte h24) dovranno infatti disporre di équipe multiprofessionali (generalisti, pediatri di libera scelta, Continuità assistenziale, specialisti ambulatoriali, infermieri), Punto prelievi, servizi diagnostici per screening e gestione delle cronicità (ecografo, elettrocardiografo, retinografo, spirometro), telemedicina, ambulatori specialistici (cardiologo, pneumologo, diabetologo), assistenza infermieristica per la gestione integrata delle patologie croniche (infermiere di famiglia), Cup e servizio di assistenza domiciliare di base.

Le Case di comunità spoke, invece, ospiteranno équipe multiprofessionali di dimensioni ridotte (non ci sarà la continuità assistenziale, dato che non devono garantire il servizio h24) e assicureranno presenza medica e infermieristica almeno h12 per 6 giorni su 7 (dal lunedì al sabato), ambulatori specialistici e servizi infermieristici, Cup e collegamento funzionale con la Casa di comunità centrale.

Un ruolo cruciale nel sistema hub&spoke, infine, sarà recitato dall’infermiere di famiglia: l’indicazione che emerge dalla bozza è quella di prevederne uno ogni 2mila-2.500 abitanti (per un totale di 30mila professionisti) e la sua funzione sarà quella di sostenere la cosiddetta medicina d’iniziativa. Si tratterà, in sostanza, di gestire assistiti e in particolare malati cronici in modo proattivo, con presa in carico e continuità dell’assistenza, favorendo l’integrazione e la collaborazione tra le figure professionali e i servizi socio-sanitari presenti sul territorio.