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Desertificazione medica: boom di domande per andare nei Paesi arabi

24 Ottobre 2023

Medici specialisti, medici di famiglia, ambulatoriali, infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio, psicologi, osteopati, logopedisti. Pronti a fare le valige e trasferirsi con le famiglie nei Paesi del Golfo, dove trovano carriere e stipendi di tutto rispetto: 14mila euro al mese in Arabia Saudita e di 20mila euro negli Emirati Arabi, più i benefit come abitazione e scuole per i figli. Ne parla Foad Aodi, presidente dell’Unione medica euro-mediterranea, docente all’università Tor Vergata e componente della Commissione salute globale della Fnomceo, in un articolo del Sole 24 Sanità: da maggio a oggi, scrive, sono 1.250 le richieste di trasferimento in un Paese del Golfo pervenute da sanitari italiani, con un balzo del 40% a settembre e del 6’% a ottobre sul mese precedente.

«Una “tendenza” che continua a crescere» osserva Aodi «e non vede grandi distinzioni tra aree del Paese né tra pubblico e privato. La maggioranza delle richieste di informazioni sull’espatrio arriva da Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Sicilia e Sardegna». Solo negli ultimissimi giorni, continua il medico, sono pervenute alla Fnomceo 300 riuchieste di informazioni: il motivo principale non sono i salari bassi, che pure pesano, ma stanchezza, demotivazione e tanta burocrazia. Senza contare che Paesi come l’Arabia Saudita investono nella Sanità il 10% del Pil.

«I medici italiani sono tra i più richiesti perché sono molto preparati e molto apprezzati per le competenze relazionali» scrive ancora Aodi «questo porta a un incremento dell’offerta di lavoro in tanti Paesi arabi. E se il Qatar è ormai saturo, altri “mercati” si stanno aprendo in Kuwait, in Bahrein e in Oman oltre all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti».

L’allarme, dunque, è che il nostro Ssn, già desertificato, corra il rischio di un ulteriore spopolamento. Di qui un appello al mondo politico perché si passi dagli annunci ai fatti concreti. «Prima che sia tardi per il Servizio sanitario nazionale e per la tutela del diritto alla salute garantito dalla Costituzione».