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Farmacie online, in Italia il nuovo algoritmo di Google favorisce le “illegali”

24 Ottobre 2018

Vuoi vedere che Google è diventato involontario complice delle “fake” pharmacy, le finte farmacie online che vendono viagra, cialis e altre pillole illegali? E’ il dubbio che da qualche tempo circola tra informatici ed esperti del web dopo l’ultimo aggiornamento lanciato dal gruppo di Mountain View per rinfrescare l’algoritmo del proprio motore di ricerca. L’algoritmo è una sorta di formula che consente a Google di ordinare i risultati di una ricerca (i migliori siti di cucina francese, per esempio) in modo da collocare ai primi posti ciò che più si avvicina a quanto l’utente sta effettivamente cercando. Di fatto, l’algoritmo è il vero cuore di ogni motore di ricerca e una delle chiavi che hanno decretato il successo di Google è proprio quella di disporre di filtri che assicurano ricerche spesso fruttuose già al primo colpo.

Non a caso, Google aggiorna il proprio algoritmo in continuazione e a vari livelli di profondità. Quelli più importanti si chiamano “core update” e di solito l’azienda californiana ne effettua tre-quattro all’anno. L’ultimo risale all’agosto scorso e il popolo degli informatici l’ha subito chiamato “Medic update”, perché le prime osservazioni sul campo hanno rivelato che tra i siti colpiti dall’algoritmo la quota più elevata (il 41%) era rappresentata dai portali dedicati a salute, sanità, benessere eccetera. E così, siti di medicina che prima dell’aggiornamento si piazzavano sempre ai primissimi posti nelle ricerche (con parole come salute o benessere) si sono ritrovati retrocessi in terza o quarta pagina. Oppure, siti che prima rimanevano in coda ora svettano nella prima pagina dei risultati.

Cosa è accaduto? Come spiegano gli esperti, il nuovo algoritmo di Google tende a privilegiare (e quindi portare in alto nella lista dei risultati) i siti di salute e medicina che mostrano valori più elevati di Eat, acronimo che sta per expertise (competenza), authoritativeness (autorevolezza) e trustworthiness (attendibilità). Per misurare tali valori, l’algoritmo passa ai raggi X i contenuti dei siti e premia alcune caratteristiche. Quali non si sa (Google è molto geloso, e poi se si sapesse come ragiona l’algoritmo, in molti tenterebbero di ingannarlo), ma secondo alcuni esperti americani elementi come bibliografia e curricula degli autori dovrebbero contare non poco: per esempio, se a firmare un articolo è un medico e la sua scheda personale reca un link al suo profilo Linkedin o GooglePlus, il sito che lo pubblica guadagna punti importanti.

In Italia, però, l’algoritmo sembrerebbe fare i capricci. Se ne sono accorti alcuni informatici e anche una farmacista, Maria Carrano, curatrice di Salutarmente.it, sito di consigli e informazioni sulla salute: se da Google si lancia una ricerca con le parole chiave “farmacia online”, tra i primissimi risultati spuntano siti di farmacie online palesemente illegali, che vendono farmaci di dubbia provenienza. «Di fatto» spiega Carrano «il nuovo algoritmo ha danneggiato la qualità dei risultati che si ottengono quando si cerca una farmacia online». Concordano esperti e informatici italiani che tra agosto e ottobre hanno messo alla prova il nuovo algoritmo: «Cercate “farmacia online” su Google e troverete al primo posto farmaciaitaly.com, un sito che vende viagra, cialis e annessi» scrive nel suo blog Dario Ciriacì, esperto Seo (Search engine optimization, ottimizzazione per motori di ricerca). «In alcuni risultati di ricerche italiane con tema “farmacia online”» conferma un altro consulente Seo, Davide Pozzi «sono addirittura comparsi in top 10 siti “bucati”, con all’interno pagine su Viagra e Cialis». «Per una combinazione di fattori» spiega Martino Mosna, consulente di Search marketing «i risultati di ricerca per siti del settore farmacia sono stati i più colpiti, perché le misure antispam (di Google, ndr) si sono rivelate inadeguate». Quel che è peggio, le ricerche sul motore di Google non danno sempre gli stessi risultati, quindi farmacie illegali e fake-pharmacy conquistano le classifiche per alcune settimane, quindi spariscono per un po’ di giorni e poi tornano a fare capolino. Non c’è che dire: un algoritmo riuscito proprio male.