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Manovra 2019, Garavaglia: il miliardo in più servirà per i contratti dei medici

17 Ottobre 2018

Il miliardo in più (sul 2018) che la Sanità riceverà l’anno prossimo dalla Legge di Bilancio verrà impiegato quasi interamente per finanziare il rinnovo dei contratti di lavoro dei medici. Lo ha detto il viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, nell’intervista rilasciata ieri a Sanità24, dove l’ex assessore al Bilancio di Regione Lombardia fa il punto sui fronti d’intervento della Manovra: altri 284 milioni andranno a ultimare il finanziamento per i nuovi contratti del personale sanitario, dunque per gli altri interventi nell’agenda del Governo, dall’aggiornamento dei Lea all’abolizione dei superticket per cui da mesi si batte il ministro Grillo, rimane ben poco.

A meno di contrordini nell’iter parlamentare, la deduzione cui invitano i conti della Manovra è che nel Fondo sanitario per il 2019 non ci sono soldi per le farmacie del territorio, almeno non più di quelli che arriveranno dalla spesa farmaceutica convenzionata e dalla dpc. Non è una sorpresa, perché la Sisac, la struttura che sta trattando per conto delle Regioni il rinnovo della convenzione con le farmacie pubbliche e private, l’aveva già detto a luglio: per la riforma della remunerazione delle farmacie o per il finanziamento dei nuovi servizi si può attingere soltanto a quello che già c’è. Non a caso, nella bozza di convenzione recapitata ai primi di luglio a Federfarma e Assofarm, la Sisac proponeva di retribuire i nuovi servizi attingendo alla trattenuta dello 0,02% e al contributo dello 0,15% che le Asl versano a farmacie ed Enpaf. Più, ovviamente, i 36 milioni di euro che la Legge di Bilancio 2018 mette sul piatto per sperimentare la farmacia dei servizi in nove Regioni.

Stessi segnali anche dalla tavola rotonda di FarmacistaPiù di sabato scorso, dedicata appunto ai nuovi servizi. Vincenzo Pomo, coordinatore della Sisac, ha detto senza mezzi termini che i soldi sul piatto sono quelli provenienti dalla spesa farmaceutica: «Fanno due miliardi e mezzo circa (cifra che dovrebbe esprimere quanto i titolari incamerano dalla convenzionata, ndr) le farmacie ci dicano se vogliono riceverli sotto forma di margine sul prezzo oppure di onorario professionale».

Anche per Loredano Giorni, dirigente del Servizio farmaceutico della Regione Piemonte, la partita sul finanziamento della farmacia dei servizi è tutt’altro che facile. «Se pago le farmacie per servizi che già fanno altri» ha detto nella tavola rotonda di sabato mattina «vuol dire che devo dismettere le strutture che li erogano e capire dove andare a prendere i soldi con cui pagare i titolari. Ora c’è la sperimentazione varata dalla Manovra per il 2018, la faremo e vedremo quali evidenze fornirà». In ogni caso, ha fatto capire Giorni, la disposizione del d.lgs 153/2009 che vincola il finanziamento dei servizi in farmacia ai risparmi conseguibili “ex-post” è il motivo per cui «la remunerazione della farmacia dei servizi è rimasta bloccata per tutti questi anni».

Intanto ottengono il via libera anche gli altri provvedimenti della Manovra, stralciati all’ultimo momento dal decreto fiscale e infilati nel decreto semplificazioni, anch’esso collegato alla Legge di Bilancio: ci sono le misure per il payback delle aziende farmaceutiche sugli sfondamenti 2013-2015 (circa 500 milioni di euro di ossigeno alle Regioni), l’istituzione dell’Anagrafe vaccini e l’incompatibilità tra le cariche di presidente di Regione e commissario per la Sanità. E, a sorpresa, è spuntata anche l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di medicina, altra misura caldeggiata da tempo dal ministro Grillo per risolvere le carenze di personale medico nel Ssn. Ieri mattina, però, il Governo ha fatto marcia indietro e ha precisato che la misura va considerata soltanto un obiettivo cui tendere gradualmente.