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Nota 99, Simg: cominciamo da subito la presa in carico dei pazienti con bpco

21 Settembre 2021

Il recente aggiornamento della nota 99 dell’Aifa sulla prescrizione dei farmaci contro la bpco ottiene il plauso della Simg ma anche qualche critica. La disposizione, ricorda in un comunicato diffuso ieri la Società italiana della medicina generale, «elimina i piani terapeutici per le associazioni precostituite di farmaci broncodilatatori come beta2-agonisti a lunga durata d’azione (Laba) e anticolinergici a lunga durata d’azione (Lama)». Di conseguenza, questi medicinali potranno essere prescritti dal mmg con la sola eccezione delle associazioni precostituite Laba/Lama/Ics, che rimarranno appannaggio dello specialista (pneumologo e internista) con piano terapeutico valido fino a un massimo di 12 mesi.

La nota, spiega la Simg, consente al medico di mg di gestire le terapie in caso di fase acuta della malattia e richiedere «con tempi adeguati» una visita specialistica per la conferma della diagnosi e del trattamento. «Elemento positivo della nota 99 è sicuramente l’abolizione del piano terapeutico» osserva Franco Lombardo, coordinatore Simg area Pneumologia «ciò significa che adesso il mmg può prendere in carico il paziente e prescrivergli qualsiasi terapia, eccezion fatta per le associazioni Laba/Lama/Ics». Proprio su quest’ultimo punto, però, emerge una criticità: «I pazienti ai quali non risulti sufficiente l’indicazione terapeutica del medico di famiglia» spiega Lombardo «si devono rivolgere a un centro di secondo livello indicato dalle Regioni, che non sempre è facilmente accessibile. Inoltre, il piano terapeutico adesso esclude anche i geriatri, rimanendo appannaggio solo di pneumologi e internisti».

«La nota 99» aggiunge Claudio Cricelli, presidente della Simg «stabilisce inoltre che la bpco non è una patologia per la quale il mmg può fare una diagnosi clinica, ma gli è invece permesso eseguire un esame spirometrico di primo livello. Questo ha un significato importante: la nota è il primo documento ufficiale dove al generalista viene riconosciuta la possibilità di eseguire una spirometria, refertarla e interpretare quel referto ai fini anche della terapia. Per questo, noi medici di famiglia inizieremo immediatamente il percorso per la presa in carico di pazienti con bpco, mentre la nostra scuola ha già iniziato la formazione sulla diagnostica. Il nostro obiettivo non è solo la corretta e appropriata prescrizione dei farmaci, ma la presa in carico globale di tutti i pazienti con bpco e patologie respiratorie, un passaggio che richiede la formazione certificata della capacità di eseguire la diagnostica pneumologica di base».

La nota 99 però si presta anche ad alcune critiche. «E’ uscita in un momento ostico perché la spirometria è un esame diagnostico complesso la cui domanda si è ridotta durante la pandemia» riprende Lombardo «però la conferma della diagnosi attraverso l’esame spirometrico rappresenta un elemento di appropriatezza ormai irrinunciabile nella prescrizione dei farmaci per la bpco. Inoltre, la nota prevede che per i pazienti che abbiano un Fev1 (il volume espiratorio massimo al secondo) inferiore al 50% vengano inviati ai centri identificati dalle Regioni per fare esami di secondo livello: sebbene questo approccio sia ineccepibile dal punto di vista scientifico, presenta delle difficoltà sotto il profilo logistico, visto che scarseggiano le cabine pletismografiche per questo esame e quelle poche sono ubicate perlopiù nelle grandi città. Non dimentichiamo che i pazienti affetti da asma o bpco sono circa 3,5 milioni, il 18% della popolazione over 80».