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In Conferenza unificata il nuovo Piano vaccini: 50 mln di dosi nel II trimestre

11 Marzo 2021

Nel secondo trimestre l’Italia dovrebbe ricevere 52 milioni di vaccini, oltre il triplo di quelli pianificati per il primo. Ci sono quindi i numeri per impostare una strategia vaccinale su criteri paralleli di priorità, uno per fasce d’età e l’altro per categorie. E’ il principio che ispira il nuovo Piano nazionale per la vaccinazione contro covid, che il Governo dovrebbe presentare oggi alla Conferenza unificata (Stato-Regioni-Autonomie locali). «Sulla base delle analisi condotte negli studi scientifici sinora disponibili» recita il documento «l’età e la presenza di condizioni patologiche rappresentano le variabili principali di correlazione con la mortalità per Covid-19. Inoltre, vengono considerati prioritari alcuni servizi e setting a rischio».

Da tale premessa discende quindi la suddivisione in fasce di priorità:

– Categoria 1. Elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave);

– Categoria 2: Persone di età compresa tra 70 e 79 anni;

– Categoria 3: Persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni;

– Categoria 4: Persone con comorbidità di età <60 anni, senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili;

– Categoria 5: Resto della popolazione di età <60 anni.

Fatte salve le disponibilità di dosi e le esigenze logistico-organizzative, prosegue il Piano, sarà quindi possibile procedere con la vaccinazione progressiva degli over 80 e dei soggetti con elevata fragilità, dei 70-79enni e dei 60-69enni. E, in parallelo, completare la profilassi delle categorie ricomprese nella fase 1, «promuovendo la vaccinazione nei soggetti che non hanno ancora aderito alla campagna e avendo cura di includere, nel personale sanitario e sociosanitario, tutti i soggetti che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie» e del personale docente e non docente, scolastico e universitario, delle Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, dei servizi penitenziari e altre comunità residenziali.

Qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, continua il Piano, sarà possibile anche «vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione».