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Orari commercio, sigle dei consumatori divise su liberalizzazione

24 Ottobre 2018

Consumatori divisi davanti alla proposta di legge che promette un giro di vite sulla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi. E’ il responso che arriva dal giro di audizioni in cui è impegnata da alcune settimane la Commissione attività produttive della Camera: ieri è toccato ad Adiconsum esprimere il proprio punto di vista e per il suo presidente, Andrea Di Palma, è evidente che «a 7 anni dall’approvazione del decreto “cresci-Italia” la liberalizzazione degli orari non solo non ha sortito gli effetti sperati, ma ha avuto ricadute negative sia sulle imprese che sulle famiglie». Tra tali effetti, ha continuato Di Palma, «la chiusura di molti piccoli esercizi commerciali e il mancato “boom” degli acquisti domenicali, come evidenziato dalle rilevazioni dell’Istat, anche perché il potere d’acquisto delle famiglie è rimasto scarso».

Adiconsum, ha quindi concluso Di Palma, è favorevole «al ritorno a un sistema regolamentato di apertura degli esercizi commerciali. Il nostro scopo è quello di tutelare i consumatori, di educarli ad un uso responsabile del denaro, a un consumo consapevole e non al consumismo e di tutelare i piccoli esercizi contrastando in tal modo anche la desertificazione dei centri urbani che rendono le nostre strade più insicure».

Di avviso opposto l’Unione nazionale consumatori, che nell’audizione ha confermato la propria contrarietà a qualunque ipotesi di modifica del cresci-Italia. «Abbiamo dimostrato che la crisi dei piccoli negozi non ha nulla a che fare con le aperture domenicali, come strumentalmente le associazioni di categoria vorrebbero farci credere » ha detto il presidente dell’Unc, Massimiliano Dona «ma dalla recessione. I dati Istat delle vendite al dettaglio che abbiamo presentato oggi sono inequivocabili: se le famiglie si sono spostate dai negozi di vicinato alla grande distribuzione è solo perché, con la crisi, non riuscendo ad arrivare a fine mese, sono in costante ricerca del prezzo più basso. Insomma è la recessione il problema dei piccoli negozi, non certo la libertà di aprire. A sostegno abbiamo anche citato lo studio dell’Istituto Bruno Leoni, che dimostra come in 16 dei 28 Stati membri dell’Unione europea non è presente alcuna limitazione di orario o apertura festiva».