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Patto salute, farmacia dei servizi “desaparecida” anche nell’ultima bozza

21 Novembre 2019

Farmacia dei servizi di nuovo assente anche nell’ultima bozza del nuovo Patto per la Salute che Governo e Regioni dovrebbero sottoscrivere entro la fine dell’anno. Il testo – ancora una volta organizzato per schede, come nelle stesure precedenti – è stato anticipato ieri da Quotidiano Sanità e, in base a quanto scrive lo stesso giornale, non dovrebbe essere molto lontano dalla versione finale. Le parti, infatti, sarebbero riuscite a colmare le distanze sui tetti di spesa per il personale, dove la richiesta dei governatori era di avere più flessibilità, e sugli acquisti di prestazioni dalla sanità privata convenzionata. Convergenza ancora da trovare, invece, sul sistema dei Piani di rientro e sui commissariamenti, ma – scrive ancora Quotidiano Sanità – una riunione tra i ministeri di Finanza e Salute e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, è già stata programmata per la prossima settimana e potrebbe consentire di trovare la quadra.

Intanto, comincia a farsi preoccupante la reiterata assenza della farmacia dei servizi dalla scheda numero 8 («Sviluppo delle reti territoriali. Riordino della medicina generale») della bozza di Patto. Del tema si parlava abbondantemente nella stesura che il ministero della Salute aveva realizzato a settembre per fare il punto sui lavori e riaprire il confronto con le Regioni dopo il cambio di Governo: «Nell’ambito delle attività per il miglioramento della qualità dei servizi sul territorio» recitava la bozza «si intende proseguire il percorso di qualificazione del ruolo della Farmacia dei Servizi, che – inserita nelle reti territoriali – partecipi alla gestione di problematiche relative alla salute della persona, ai processi di presa in carico e non solo alla dispensazione del farmaco. L’impegno è quello di una valutazione della sperimentazione in corso (quella di sulla remunerazione della farmacia dei servizi, ndr) e una coerente revisione del rapporto convenzionale per una sua applicazione nelle singole realtà regionali».

Le cose cambiano improvvisamente ai primi di novembre, quando dal Mef esce una versione aggiornata della bozza. Alla scheda 8 è sparito ogni riferimento alla farmacia dei servizi e nella nuova stesura i riflettori sono puntati interamente su medici di famiglia e infermieri: per quanto concerne i primi, viene auspicato un «riordino» che favorisca «l’integrazione con tutte le figure professionali, compresa l’infermieristica di comunità, per garantire la completa presa in carico delle persone». Per quanto concerne gli infermieri, l’obiettivo è quello di coprire «l’enorme incremento del bisogno di continuità dell’assistenza e di aderenza terapeutica, in particolare per i soggetti più fragili affetti da co-morbilità».

L’impostazione non cambia nella versione diffusa ieri: si insiste sulla necessità di garantire «l’effettiva continuità assistenziale e la presa in carico unitaria della persona», si sottolinea l’importanza di «completare il processo di riordino della medicina generale e della pediatria di libera scelta, favorendo l’integrazione con tutte le figure professionali, compresa l’assistenza infermieristica di famiglia e di comunità», infine si promette «la valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare di quella infermieristica, finalizzato alla copertura dell’incremento dei bisogni di continuità dell’assistenza, di aderenza terapeutica, in particolare per i soggetti più fragili, affetti da multi-morbilità». Ma della farmacia dei servizi non si parla più.