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Pediatri di libera scelta, Gimbe: in Italia ne mancano almeno 800

5 Maggio 2023

In Italia mancano attualmente più di 800 pediatri di libera scelta, che diventano quasi duemila se l’indicatore di riferimento non è il numero massimo di scelte per medico ma quello ottimale. La stima arriva dalla Fondazione Gimbe, che in un report diffuso ieri ha stimato copertura e fabbisogno della pediatria convenzionata. «Sin dalla nascita» ricorda la Fondazione «a ogni bambino dev’essere assegnato un pls (pediatra di libera scelta) per accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Livelli essenziali di assistenza del Ssn». Secondo i dati Istat, al primo gennaio 2022 risultavano più di 2,6 milioni di bambini nella fascia 0-5 anni (in cui la scelta del pls è obbligatoria) e quasi 4,3 milioni in quella 6-13 (in cui è possibile optare tra pls  o medico di famiglia). Il numero massimo di assistiti che ogni pediatra di libera celta può prendere in carico è 800, ma «esistono varie deroghe nazionali, regionali e locali che portano spesso a superare i mille iscritti».

In questa cornice si colloca la “demografia” della pediatria convenzionata: «secondo le stime dell’Enpam» calcola il Gimbe «al 31 dicembre 2021 più del 50% dei pls aveva oltre 60 anni di età. Nei prossimi anni è quindi atteso un pensionamento massivo: considerata una età di pensionamento di 70 anni, entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 3.500 pls». Più in generale, nel 2021 in Italia i pediatri convenzionati in attività erano 7.022 (dati Agenas), l’80% dei quali con più di 23 anni di specializzazione.

Sull’altro piatto della bilancia il report colloca le borse di studio aperte dal Ministero per la scuola di specializzazione in pediatria: le 440 dell’anno accademico 2016-2017 sono diventate 841 nel 2021-2022, con un picco di 973 nell’anno accademico 2020-2021. «Tuttavia» osserva il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta «se da un lato è impossibile sapere quanti specializzandi in pediatria sceglieranno la carriera di pls e quanti quella ospedaliera, dall’altro è certo che i nuovi pediatri non saranno comunque sufficienti per colmare il ricambio generazionale». In particolare, l’Enpam stima che il numero dei giovani formati o avviati alla formazione specialistica coprirebbe solo il 50% dei posti di pls necessari.

Infine il rapporto medici/assistiti: secondo le rilevazioni della Sisac, scrive il Gimbe, al primo gennaio 2022 c’erano 6.921 pls che avevano in carico quasi 6,2 milioni di iscritti, il 42,3% dei quali della fascia 0-5 anni e il 57,7% della fascia 6-13 anni. In termini assoluti la media nazionale è di 896 assistiti per pls (sopra il massimale dunque), mentre a livello regionale rimangono al di sotto del massimale solo Umbria (784), Sardegna (788), Sicilia (792) e Molise (798); sono invece sopra i mille assistiti per pls Piemonte (1.092), Provincia autonoma di Bolzano (1.060) e Toscana. «Lo scenario» commenta Cartabellotta «è molto più critico di quanto lasciano trasparire i numeri: infatti, con un tale livello di saturazione non solo viene meno il principio della libera scelta, ma in alcune Regioni diventa impossibile trovare disponibilità di pls, in particolare nelle aree interne o disagiate dove i bandi per le zone carenti vanno spesso deserti».

«Tutte le criticità sopra rilevate» conclude Cartabellotta «permettono solo di stimare il fabbisogno di pls in base al numero di assistiti a livello regionale ». In ogni caso, utilizzando i dati Sisac e ipotizzando una media di 800 assistiti per pls (tetto massimo) si stima a livello nazionale una carenza di 840 medici. Se invece il riferimento è un quorum di 700 assistiti per pls, che consentirebbe ai pediatri di prendere in carico nuove scelte e non lasciare molte famiglie, ne mancherebbero addirittura 1.935.

«La carenza di pls» conclude Cartabellotta «deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. Servono quindi un’adeguata programmazione, modelli organizzativi che puntino sul lavoro di team, grazie anche alle Case di comunità e alla telemedicina, oltre che accordi sindacali in linea con i reali bisogni della popolazione. Perchè guardando ai numeri di pensionamenti attesi e dei nuovi pediatri è ragionevolmente certo che nei prossimi anni la carenza non potrà che acuirsi ulteriormente».