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Rapporto Osservasalute, Ricciardi: il Ssn federalista ha fallito

21 Aprile 2018

Ritratto del Paese e del suo servizio sanitario in chiaroscuro quello che arriva dall’edizione 2017 di Osservasalute, il report annuale dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, il centro studi dell’Università cattolica del Sacro cuore coordinato da Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità. I dati del XV rapporto, presentati giovedì a Roma, rimandano infatti l’immagine di un Ssn che migliora – anche se marginalmente – le proprie performance, perché riesce a incidere sulla mortalità evitabile (cioè i decessi per malattie croniche o neoplasie: -20% negli ultimi 12 anni) e ottiene risultati significativi dalla prevenzione e dal trattamento di alcune malattie oncologiche (calano i casi di tumori al polmone tra i maschi, -2,7% l’anno dal 2005 al 2015, e della cervice uterina tra le donne, -4,1% annuo; aumenta di 5,7 punti la sopravvivenza a 5 anni per il tumore al polmone e 2,4 punti quella del carcinoma del collo dell’utero).

Rimangono però anche importanti ombre: siamo uno dei Paesi più longevi al mondo (secondi dopo la Svezia per la più elevata speranza di vita alla nascita tra gli uomini, 80,3 anni), ma se si esamina la speranza di vita senza limitazioni (cioè perdite di autonomia dovute alle malattie) l’Italia crolla al 15° posto della classifica, al di sotto anche della media Ue. E’ il riflesso di una popolazione sempre più anziana e affetta da cronicità, anche multiple, nella quale aumentano le persone con limitazioni fisiche, che non sono in grado di svolgere da soli attività quotidiane semplici come telefonare o preparare i pasti. Per esempio, tra gli ultra65enni l’11,2% ha molta difficoltà o non è in grado di prendersi cura di sé senza ricevere alcun aiuto (in Danimarca sono il 3,1%, in Svezia il 4,1%).

A fronte di una popolazione con bisogni di salute ormai noti, si staglia un servizio sanitario che riconferma consistenti differenze tra Nord e Meridione, sia nei volumi delle performance sia nella qualità della spesa pubblica e, nello specifico, di quella sanitaria. «Paradigmatico» osserva il report «è il dato sulla sopravvivenza per tumori: nelle aree del Centro-Nord la sopravvivenza è largamente omogenea per tutte le sedi tumorali esaminate, indicando una sostanziale equivalenza non solo dei trattamenti, ma anche delle strategie di diagnosi, nel Sud e Isole risulta generalmente inferiore alla media». Incide, tra le altre cose, la diversa efficacia dei progremmi di screening: a Trento lo screening preventivo per il tumore del colon retto raggiunge una copertura del 72% della popolazione, in Puglia arriva appena al 13%. «Il Ssn» ha commentato Ricciardi «deve aumentare gli sforzi per promuovere la prevenzione di primo e secondo livello, perché i dati indicano chiaramente che laddove queste azioni sono state incisive i risultati sono evidenti, come testimonia la diminuzione dell’incidenza di alcuni tumori».

Le differenze si riflettono sulla mortalità precoce, che continua a presentare valori diversi a livello regionale. Nel 2015, la Provincia autonoma di Trento mostra l’incidenza più bassa (195,6 per 10.000), mentre la Campania quella più alta (297,3 per 10.000), con un tasso del 22% circa maggiore di quello nazionale e del 14% circa più alto delle altre regioni del Mezzogiorno. A confronto con l’anno precedente, soltanto le regioni del Nord riescono a ridurre i tassi, anche se lievemente, mentre per le regioni del Centro o del Mezzogiorno i valori restano invariati e in alcuni casi aumentano leggermente (per esempio in Sardegna). «Ci troveremo di fronte a seri problemi per garantire un’adeguata assistenza agli anziani» è l’avvertimento di Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio «in particolare quelli con limitazioni funzionali, perché la rete degli aiuti familiari si va assottigliando a causa della bassissima natalità che affligge il nostro Paese e della precarietà dell’attuale mondo del lavoro, che non offre tutele ai familiari caregiver».

Le conclusioni? «E’ evidente» ha ammonito Ricciardi «il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale, anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni. Rimane aperto e sempre più urgente il dibattito sul “segno” di tali differenze: si tratta di differenze inique perché non naturali, ma frutto di scelte politiche e gestionali. È auspicabile che si intervenga al più presto partendo da un riequilibrio del riparto del Fondo sanitario nazionale, non basato sui bisogni teorici desumibili solo dalla struttura demografica delle Regioni, ma sui reali bisogni di salute, così come è urgente un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno».