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Recovery plan, nell’ultima bozza progetto per 1.288 Case della comunità

24 Aprile 2021

Il Recovery plan investirà sette miliardi di euro per potenziare l’assistenza domiciliare. E’ quanto riferisce una nota dell’Ansa che dà conto dell’ultima bozza del Piano nazionale di resistenza e resilienza (Pnrr) alla quale sta lavorando il governo. Le Case della comunità, che faranno da «perno delle prestazioni sul territorio in ambito socio-sanitario», beneficeranno di risorse per due miliardi; all’assistenza domiciliare andranno 4 miliardi, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni alle persone vulnerabili e disabili, anche attraverso il ricorso a nuove tecnologie.

Per quanto concerne le cure intermedie, il livello sarà presidiato dagli Ospedali di comunità (investimento un miliardo per 380 strutture entro il 2026). In particolare, si prevede l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Si punta poi ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni. L’obiettivo è attivare 602 Centrali operative territoriali (Cot), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza.

L’ospedale di Comunità è destinato a pazienti che necessitano interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata, di norma dotato di 20 posti letto (con un massimo di 40 posti letto) e a gestione prevalentemente infermieristica, tale da contribuire, si legge nella bozza del Pnrr, a una «maggiore appropriatezza delle cure e determinare una sostanziale riduzione di accessi impropri ad altre prestazioni».

La Casa della Comunità diventerà invece la casa delle cure primarie e lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie e all’interno opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali. È finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso una infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il Punto unico di accesso (Pua) per le valutazioni multidimensionali (servizi socio-sanitari) e i servizi consultivi con particolare riferimento alla tutela del bambino, della donna e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di un Contratto Istituzionale di Sviluppo che vedrà il ministero della Salute (come autorità responsabile per l’implementazione) e il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati. Spazio, nel Pnrr, anche alla telemedicina come strumento per il potenziamento dell’assistenza territoriale.