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Trento, delusione per il Piano sanitario 2021-2025 che non parla di farmacie

19 Maggio 2021

Frustrante e avvilente. Sono i due aggettivi usati dalla presidente dell’Ordine dei farmacisti di Trento, Tiziana Dal Lago, per definire il trattamento che le farmacie del territorio hanno ricevuto dall’Azienda sanitaria provinciale nella stesura nel Programma di sviluppo strategico 2021-2025. Il piano, in sintesi, ridisegna l’assetto dei servizi sanitari per adeguarlo alle esigenze del quinquennio entrante ma, come ha scritto qualche giorno fa la presidente Dal Lago al quotidiano L’Adige, le farmacie non sono state prese nella benché minima considerazione: non ce n’è traccia nelle anticipazioni fornite alla stampa dal presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti, e dall’assessore alla Salute Stefania Segnana, che hanno definito con l’Asl provinciale gli obiettivi politici, né c’erano farmacisti del territorio tra gli oltre 370 rappresentanti delle professioni sanitarie consultate dalla provincia in una trentina di incontri organizzati dall’Asl.

Il Programma 2021-2025, d’altronde, conferma il livello ospedaliero al centro dei sistema, anche se al precedente sistema imperniato sul solo Santa Chiara di Trento preferisce un modello a “ospedale diffuso” articolato su una rete di sette strutture di ricovero e cura, una per ogni vallata. La prossimità, insomma, delegata anziché alla farmacia all’ospedale: tra gli obiettivi, come scrive Dal Lago al giornale, c’è la valorizzazione delle reti delle cure primarie, ma si tratta della medicina del territorio, non delle farmacie. Alle quali, con la pandemia, è stato chiesto di erogare servizi preziosi come i tamponi rapidi, e ora vengono ignorate.

«Condividiamo la lettera della presidente dell’Ordine provinciale» commenta a FPress paolo Betti, presidente di Federfarma Trento «non siamo stati coinvolti nella stesura del Piano e non ci è stato chiesto che cosa potremmo fare per la sanità trentina. Eppure siamo stati i primi a proporre i tamponi rapidi per lo screening della popolazione scolastica. Sembra che all’Asl e alla Provincia se lo siano già dimenticato».