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Veneto, verso rinnovo dpc: il focus sarà su volumi e remunerazione

27 Aprile 2023

Comincerà tra una decina di giorni, l’8 maggio, il confronto tra Regione Veneto e sindacati delle farmacie per il rinnovo dell’accordo sulla dpc scaduto nel luglio 2022 (e tacitamente rinnovato fino a oggi). Le anticipazioni fornite dalla Regione sulle proposte che porterà al tavolo negoziale, tuttavia, non lasciano tranquilli i farmacisti titolari. L’obiettivo, infatti, è quello di rivedere al ribasso la remunerazione delle farmacie con l’esplicita indicazione di considerare le tariffe dell’Emilia Romagna un “modello” al quale tendere nel tempo. D’altronde, ha ricordato la Regione ai sindacati delle farmacie, in Veneto i volumi della dpc sono cresciuti nel 30% negli ultimi tre anni, per una spesa (circa 34 milioni di euro) che per il Servizio sanitario regionale risulta sempre meno sostenibile. Anche per la netta prevalenza sul territorio di farmacie a basso fatturato che beneficiano di onorari più alti: 6,20 euro a pezzo, a fronte dei 5,20 delle urbane con fatturato Ssn sopra i 350mila euro (in Emilia Romagna il compenso per le urbane è di 3,20 euro).

I sindacati delle farmacie, così, affilano le sciabole in vista dell’incontro dell’8 maggio: «Esamineremo le richieste della Regione e presenteremo le nostre» dice a FPress Andrea Bellon, presidente di Federfarma Veneto «la nostra intenzione in ogni caso è di esaminare la questione distributiva nel suo insieme, ossia convenzionata, dpc e diretta. E mettere sul tavolo anche i servizi, a cominciare dalla telemedicina dato che la Regione ha annunciato piani concreti a breve termine».

«A ogni eventuale richiesta di un decremento dei compensi dovrà corrispondere un adeguato aumento dei volumi» aggiunge il presidente di Farmacieunite, Federico Conte «a fronte peraltro di numeri certi e impegni ancora più solidi. Non ci entusiasma invece l’idea di ridurre la distribuzione del farmaco in cambio di servizi. Li consideriamo importanti, ma il medicinale rimane il nostro baricentro professionale, servizi come Spid o Pagopa non sono nel nostro dna. Lo spostamento dalla convenzionata alla dpc dei farmaci respiratori, come in Romagna? La Regione Veneto non ne ha fatto cenno, ma nel caso dovranno passare sui nostri corpi».