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Germania, cresce la presenza del capitale negli ambulatori medici

13 Aprile 2022

In Germania i fondi d’investimento non possono entrare nella proprietà delle farmacie, perché la legge ne riserva la titolarità ai farmacisti. Non ci sono paletti invece per le partecipazioni del capitale in ambulatori e studi medici, che stanno cadendo in numero sempre maggiore nella rete degli “equity fund”. Ha destato non poche preoccupazioni, in particolare, un servizio della trasmissione di approfondimento giornalistico Panorama 3, trasmesso dalla rete Ndr: secondo i suoi reporter, infatti, i fondi d’investimento hanno ormasi messo le mani su centinaia di ambulatori oftalmologici. A Kiel, nella regione settentrionale dello Schleswig-Holstein, più della metà degli oftalmologi ambulatoriali è dipendente di una società detenuta dal capitale.

L’inchiesta, secondo quanto riferisce un articolo della rivista per farmacisti Daz.online, cita in particolare il caso della società di private equity Sanoptis, cui fa oggi capo la più grande catena tedesca di ambulatori di oftalmologia con oltre 150 sedi.

Ndr, in particolare, stima che un quinto di tutti gli oftalmologi ambulatoriali in attività in Germania lavori in uno studio di proprietà del capitale. Secondo un analista finanziario londinese, il mercato tedesco è di particolare interesse per gli investitori a causa dell’invecchiamento della popolazione e per chi investe nella sanità può attendersi tassi medi di rendimento attorno al 20%.

Dopo la trasmissione del reportage è sceso in campo il Virchowbund, ossia il sindacato dei medici privati, che in un comunicato stampa ha confermato le crescenti speculazioni finanziarie su ambulatori e studi medici. In particolare, l’interesse dei fondi si concentrerebbe non soltanto sugli oftalmologi, ma anche su odontoiatri, radiologi, nefrologi, ginecologi, internisti e medici generalisti. La richiesta del Virchowbund al governo, quindi, è di intervenire con misure correttive, perché la ricerca del profitto potrebbe comportare forti incrementi nelle tariffe delle prestazioni.

L’associazione, in particolare, fa riferimento a uno studio dell’Istituto Iges di un paio di anni fa, secondo il quale le catene di ambulatori controllate dal capitale «spingono sui servizi più remunerativi e nascondono quelli meno attraenti».