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Inghilterra, secondo esperti nel 2024 in passivo il 64-85% delle farmacie

24 Settembre 2020

In Inghilterra, un numero di farmacie che oscilla tra il 28 e il 38% ha attualmente i conti in rosso e tra i loro titolari più di uno su due è propenso a vendere. Ma da qui al 2024, quando scadrà l’attuale convenzione quinquennale con il Nhs, le farmacie in passività si aggireranno tra il 64 e l’85%. La previsione arriva da un rapporto della società di analisi Ernst & Young condotto per conto della Npa (National pharmacy association, il sindacato delle farmacie indipendenti) su un campione di 105 esercizi. «Le nostre proiezioni» scrivono i ricercatori «stimano che nel 2024 le farmacie gravate da passività perderanno in media 43mila sterline ciascuna (47mila euro, ndr), per un totale complessivo di 497 milioni (oltre 540 milioni di euro)».

Il rapporto, scrive il Pharmaceutical Journal, afferma che nei diversi scenari considerati i risultati finanziari medi al 2024 oscillano da un attivo di circa 4.300 euro e un passivo di quasi 100mila. «Senza un aiuto del Nhs» osservano gli analisti di Ernst & Young «solo le farmacie finanziariamente più forti sopravviveranno, con una forte contrazione dell’offerta di servizi nelle aree meno redditizie».

«In tutto il Paese» commenta Andrew Lane, presidente della Npa «le farmacie del territorio sono una risorsa inestimabile delle nostre comunità. Ma c’è la seria minaccia che molte di loro finiscano per chiudere, se il governo non agisce subito».

«Il settore è sottofinanziato e il budget va aumentato per salvaguardare l’attuale estensione della rete» ha aggiunto Leyla Hannbeck, amministratore delegato dell’Aimp, l’associazione delle catene indipendenti «la farmacia ha dimostrato quanto sia vitale e preziosa nell’assistere le persone sul territorio».

«Le pressioni finanziarie sui proprietari diventano sempre più pesanti» ha detto dal canto suo Simon Dukes, direttore esecutivo del Psnc (Pharmaceutical services negotiating committee, il comitato che negozia con il Nhs per conto delle farmacie, catene e indipendenti) «non riescono a coprire i costi del loro capitale e a rinnovare i propri asset; alcuni stanno adottando misure a breve termine, come la riduzione dei servizi e l’erogazione a pagamento; le catene più grandi stanno anche procedendo a crescenti fusioni e chiusure di filiali».