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Remunerazione, monito dalla Francia: onorario e servizi causa di disparità

22 Febbraio 2019

La remunerazione mista margine+onorario professionale verso la quale stanno progressivamente emigrando le farmacie francesi mostra una serie di effetti indesiderati che fanno suonare l’allarme. E inducono alla riflessione anche i farmacisti titolari di casa nostra, visti i progetti (non molto dissimili) sulla nuova remunerazione coltivati da Federfarma nazionale. Ad accendere la sirena per i colleghi d’oltralpe è stato l’economista Claude Le Pen, ospite una settimana fa del convegno Horizon 2022 di Iqvia Francia. Nel suo intervento l’esperto ha diagnosticato alla farmacia francese uno stato di salute non molto diverso da quello di cui godono le farmacie italiane: dopo 40 anni di crescita il giro d’affari del canale è entrato dal 2012 in una fase di stagnazione che si protrae tutt’oggi. I prezzi dei farmaci rimborsati sono in caduta libera e l’automedicazione, una volta mercato particolarmente florido al di là delle Alpi, mostra da tre anni il segno meno.

La curva discendente dei listini, ha continuato Le Pen, giustifica senz’altro la scelta dei farmacisti titolari di procedere verso un sistema di remunerazione che tende progressivamente a sganciarsi dai prezzi (tra il 2018 e 2019 il margine della farmacia sulle confezioni con prezzo tra 1,92 e 22,90 euro è calato dal 21,4 al 13%). Ma, ha aggiunto, finora il sistema degli onorari professionali (0,5 euro per dispensazione, 1 euro per confezione prescritta, 0,5 euro per età del paziente, vedi sotto) non ha ancora controbilanciato il calo dei margini. E soprattutto, ha avvertito Le Pen, «la nuova remunerazione ha conseguenze differenti da una farmacia all’altra».

 

Nei piani dei sindacati di categoria, il calo della marginalità dovrebbe essere contrastato dall’istituzione di nuovi servizi remunerati dalla sanità pubblica, proprio come si pensa in Italia. E in effetti qualcosa è stato fatto – dalla Legge ospedale-territorio del 2009 alle nuove prestazioni introdotte negli ultimi due anni come la vaccinazione in farmacia. Ma – ha avvertito Le Pen – questi nuovi servizi (“mission” in francese) «sono stati accompagnati da remunerazioni contenute e sono difficili da organizzare nelle piccole farmacie». Si delinea così un paradosso: le farmacie di grandi dimensioni (almeno 200 metri quadrati) e con un giro d’affari annuo spesso superiore ai 20 milioni di euro sono molto meglio attrezzate delle farmacie che invece troverebbero nei servizi un’importante fonte di sostentamento, cioè i piccoli presidi con superficie non superiore ai 70 mq e con un fatturato annuo non superiore a 1,6 milioni. Farmacie, cioè, che spesso hanno un solo titolare e non dispongono di collaboratori: «Solo dietro al banco» osserva Le Pen «come può questo farmacista mettere in campo nuovi servizi oppure offrire consulenze», tipo Mur o aderenza terapeutica? Questo, annota l’economista è il motivo per cui qualche anno fa la Corte dei conti francese aveva sostenuto che nel Paese ci sono 10mila farmacie di troppo. «Siamo al crocevia» è la conclusione di Le Pen «l’evoluzione della farmacia (transalpina, ndr) rischia di avere effetti importanti», perché gli esercizi dalla croce verde sono «elementi strutturali del paesaggio: in Francia, 60 milioni di persone entrano ogni settimana in farmacia».