estero

Vaccini per omicron, studio Usa: effetti comparabili a quelli già approvati

19 Febbraio 2022

I vaccini in via di sviluppo indirizzati espressamente a “colpire” la variante omicron potrebbero diventare disponibili a breve. Tuttavia, come riferisce un articolo della rivista tedesca Daz.online, gli studi condotti finora sugli animali dimostrerebbero che una terza dose affidata a tali vaccini non protegge più di una con i prodotti già approvati. La notizia arriva ad alcuni giorni dalle dichiarazioni con cui alcune aziende avevano annunciato l’avvio di studi sull’uomo con i loro vaccini dedicati: Biontech aveva riferito il 25 gennaio che erano cominciate le prime somministrazioni del suo vaccino a base di omicron tanto come ciclo primario (due dosi) quanto come richiamo (terza dose). Il giorno dopo, Moderna aveva annunciato la prima vaccinazione con il suo prodotto specifico per omicron (mRNA-1273.529).

Un recente articolo della rivista Nature, tuttavia, apre il dibattito: «I vaccini covid-19 adattati all’omicron» è la tesi del servizio «non hanno prestazioni migliori dei vaccini originali nei test iniziali». Il giornale motiva l’affermazione citando alcuni studi sugli animali che «suggeriscono che le vaccinazioni di richiamo specifiche per omicron non offrono alcun vantaggio rispetto a una terza dose con i vaccini attuali».

Tra i trial citati c’è un lavoro scientifico, disponibile al momento solo come preprint, nel quale i ricercatori hanno confrontato l’effetto booster in alcuni primati (scimmie) di una doppia somministrazione con Spikevax e con il vaccino per omicron di Moderna: in entrambi i casi è stato osservato un livello «equivalente di replicazione del virus nel tratto respiratorio inferiore».

Stesso discorso riguardo alla protezione anticorpale: il livello di risposta è risultato comparabile nelle scimmie vaccinate con Spikevax e in quelle cui è stato iniettato il vaccino adattato. «Un booster con vaccino per omicron» è la conclusione dei ricercatori «potrebbe non fornire una maggiore immunità o protezione rispetto a un booster con l’attuale Spikevax».

Per Robert Seder, coautore dello studio e immunologo presso l’US National Institute of For Allergy and Infectious Diseases di Bethesda, nel Maryland, è una buona notizia: «Significa che siamo ancora in grado di coprire tutte le varianti conosciute con un’iniezione di richiamo» affidato ai vaccini attuali. E’ anche vero, avverte tuttavia Daz.online, che lo studio è stato di breve durata e di piccole dimensioni (il campione includeva soltanto otto scimmie) e ha osservato le reazioni immunitarie fino a quattro settimane dall’inoculazione.