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Carte fedeltà: anche in Italia la loyalty in farmacia può fare prevenzione 

5 Maggio 2023

Meritano senz’altro una riflessione le evidenze provenienti dalla ricerca dell’Imperial College di Londra (pubblicata sul Jmir Public Health and Surveillance) che ha analizzato le carte fedeltà di alcune farmacie inglesi per dimostrare che, nelle donne, il consumo improvviso e prolungato di farmaci sop contro dolore e gastrite può essere un sintomo precoce della presenza di un tumore delle ovaie. Ne è convinto Quintino Lombardo, avvocato ed esperto di legislazione farmaceutica, al quale FPress ha chiesto un approfondimento sulla “trasferibilità” della ricerca nella farmacia italiana.

Avvocato, quando abbiamo dato la notizia della ricerca alcuni lettori hanno fatto notare che in Italia la legge sulla privacy vieta di registrare nelle carte fedeltà gli acquisti di farmaci sop e otc. Ci aiuta a fare un po’ di chiarezza?Innanzitutto mi lasci dire che le evidenze provenienti dalla ricerca meritano attenzione perché forniscono un esempio lampante, una volta di più, del tipo di vigilanza e prevenzione che la farmacia può mettere in campo. È evidente che lo strumento ideale per questo genere di analisi di tipo sanitario e per la prevenzione è il Fascicolo sanitario elettronico con il dossier farmaceutico, perché altrimenti c’è il rischio che il farmacista non abbia contezza di tutti gli acquisti delle sue clienti, che possono comprare una settimana nella sua farmacia e quella dopo altrove. Con il Fse, invece, tutti i consumi sono registrati in un unico database.

Giustissimo, però finché il Fse non avrà diffusione massiccia questo genere di monitoraggi sarà molto difficile. Nel caso della carta fedeltà, invece, è presumibile che le clienti siano incentivate a fare acquisti nella stessa farmacia o nelle farmacie della stessa insegna, che dovrebbero registrare i consumi in un crm centralizzato. Torniamo allora alla domanda di partenza? Le norme sulla privacy vietano o no la profilazione degli acquisti di farmaci otc?Occorre fare attenzione a non confondere le normative. Una cosa sono le norme che vietano «concorsi, operazioni a premio e vendite sottocosto» e tutte le disposizioni che hanno per obiettivo non la tutela della privacy, ma prevenire iperconsumo dei medicinali e corsa agli acquisti. Discendono invece dalle norme sulla privacy gli obblighi relativi alla raccolta del consenso informato del cliente riguardo all’uso e ai trattamenti che vengono fatti dei suoi dati con la carta fedeltà, anche se qui per l’appunto la finalità del trattamento non sarebbe di natura commerciale per l’appunto bensì sanitaria.

Dunque, la farmacia che raccoglie correttamente il consenso informato può registrare sulla carta fedeltà del cliente anche i suoi consumi di sop e otc, a patto che tali acquisti non contribuiscano alla raccolta di punti e premi?Ovviamente per fare le cose per bene la questione va approfondita, ma in linea generale direi che non sono certo le norme sulla privacy a impedire che la farmacia svolga la sua funzione di presidio della prevenzione sanitaria. Se il sistema informatico è stato programmato per escludere i farmaci dagli acquisti soggetti a promozioni e acquisto punti la risposta è sì. Se poi il farmacista, quando raccoglie il consenso informato, ha cura di spiegare ai clienti che la registrazione dei loro acquisti non serve soltanto a dare premi ma è anche uno strumento di monitoraggio e prevenzione, credo che nessun paziente rifiuterà il proprio assenso.