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Generici, mercato fermo. I produttori insistono per nuova politica dei prezzi

18 Maggio 2023

Ancora un anno sospeso tra stagnazione e depressione per il mercato italiano dei generici-equivalenti, che chiude il 2022 con 1,8 miliardi di confezioni vendute in farmacia, ossia il 22% del mercato espresso in volumi e appena il 14,8% in valori. Il generico cresce dunque in termini di consumi (nel 2021 erano stati venduti 1,7 miliardi di pezzi), ma cala in termini di incidenza percentuale sul totale mercato (-0,6%) a causa dell’incremento registrato dai branded. E intanto i cittadini hanno speso ancora una volta poco più di un miliardo di euro di tasca propria per avere l’off patent di marca – più costoso – invece del generico-intteramente rimborsato dal Ssn.

A tracciare il bilancio – proprio nei giorni in cui in Europa è stato lanciato l’allarme per la progressiva sparizione dei medicinali generici dai mercati nazionali dell’Unione – è il Rapporto annuale del Centro studi Egualia sul mercato italiano dei farmaci generici, che assegna agli equivalenti il 29% del mercato a valori dei farmaci fuori brevetto contro il 71% detenuto dai brand a brevetto scaduto. In cifra il mercato dei generici-equivalenti vale 1,6 miliardi di euro, di cui quasi l’82% in classe A.

A livello regionale, il ricorso alle cure equivalenti continua ad essere privilegiato al Nord (38,8% a unità e 31,5% a valori), rispetto al Centro (28,2% a unità e 24,7% a valori) e al Sud (23% a unità e 20,2% a valori), a fronte di una media Italia del 31,1% a confezioni e del 26,4% a valori. L’incidenza maggiore dei consumi di generici equivalenti si registra nella P.A. di Trento (43,8%), in Friuli Venezia Giulia (40,9%) e in Piemonte (39%). In coda per consumi di generici-equivalenti Calabria (21,3%),Campania (21,4%) e Sicilia (22%),

Trend analogo per la spesa in corsia, che registra la predominanza assoluta dei prodotti in esclusiva, titolari dell’86,2% del giro d’affari nel canale ospedaliero contro il 7,8% dei brand a brevetto scaduto e il 6,1% dei generici-equivalenti.

L’andamento del mercato nazionale rispecchia tutti i fenomeni reiteratamente denunciati dal comparto dei produttori europei del settore: l’intera filiera dei farmaci generici è sotto forte pressione, con prezzi spinti al limite della loro sostenibilità e sta sperimentando, rispetto al passato, un un’ancor più rapido consolidamento – non solo a livello di produzione di principi attivi ma anche di prodotti finiti – che rischia di creare ulteriori carenze oltre a quelle già sperimentate nel corso degli ultimi mesi.

Secondo lo studio presentato pochi giorni fa dall’associazione europea del settore, Medicines for Europe, di tutti generici disponibili 10 anni fa il 26% è scomparso dai mercati europei e in particolare il 33% degli antibiotici e il 40% dei farmaci antitumorali. Inoltre, più di due terzi (69%) dei farmaci generici ancora sul mercato europeo possono contare attualmente solo su uno o due fornitori: una condizione che rende difficile far fronte ad eventuali nuovi fenomeni di carenza. Ultimo dato – altrettanto drammatico – 20 anni fa l’Europa produceva circa la metà degli ingredienti necessari per produrre i suoi medicinali, mentre ora è scesa a circa un quinto.

«In tutti i Paesi Ue gli scaffali sono sempre più vuoti, con una varietà limitata di medicinali essenziali forniti da un solo produttore. Questo perché le leggi nazionali tendono a premiare i fornitori di farmaci solo in base al prezzo più basso e ignorano il tema della sostenibilità, che porta rapidamente ad un’industria meno resiliente e catene di approvvigionamento meno solide», spiega Philippe Drechsle (presidente del comitato di produzione e membro del comitato esecutivo di Medicines for Europe). «Le politiche di determinazione dei prezzi a livello nazionale devono prevedere regole di mercato dinamiche, appalti multi-criterio e multi-vincitore, meccanismi di adeguamento dei prezzi legati all’inflazione. L’Europa deve invece puntare su un quadro politico semplificato prevedendo disposizioni sulla sicurezza dell’approvvigionamento e la salvaguardia ambientale industrialmente compatibili, nonché politiche industriali che introducano meccanismi di finanziamento efficienti e competitivi a sostegno della produzione di medicinali in Europa».