filiera

Paxlovid, Mirone: se volumi schizzeranno, si dovrà rinegoziare l’accordo

29 Aprile 2022

Ai pochi tavoli locali dove si è già iniziato a discutere di distribuzione del paxlovid nelle farmacie del territorio, anche i distributori di Federfarma Servizi hanno piantato i loro paletti per evitare che la “mano” offerta da farmacie e grossisti per la dispensazione gratuita dell’antivirale divenga un intero braccio. Lo spiega a FPress Antonello Mirone, presidente dell’associazione che riunisce le società della distribuzione di proprietà dei farmacisti. «Di fronte all’emergenza era giusto che la filiera offrisse la propria disponibilità senza costi aggiuntivi per il sistema» ribadisce «ma è anche indispensabile circoscrivere i confini di questo contributo per evitare che divenga insostenibile, in un momento in cui la distribuzione intermedia è alle prese con rincari e aggravamento dei costi: se il Governo ci chiede di recapitare alle farmacie a costo zero, le Regioni non possono poi aggiungere fuori sacco ulteriori incombenze».

Quando venne firmato il protocollo del 25 aprile, prosegue Mirone, «mettere nero su bianco un tetto numerico alle confezioni da distribuire attraverso le farmacie risultò impraticabile, perché non era possibile fare previsioni. Ci limitammo quindi a definire la durata dell’accordo (fino 31 dicembre, ndr), ma fuori verbale venne comunque chiesta all’Aifa una stima dei volumi, che si concretizzò nella tabella dei 45mila pezzi».

Come andranno poi le cose da qui a fine anno, dipenderà soltanto dalla curva epidemica. «Con l’estate contagi e diffusione del virus dovrebbero calare» ricorda Mirone «in autunno invece potrebbe scattare una nuova ondata. Valuteremo le dimensioni delle forniture di paxlovid che verranno affidate al circuito delle farmacie e se i numeri schizzeranno verso l’alto, torneremo a sederci al tavolo e ridiscuteremo i termini dell’accordo».

Anche per Federfarma Servizi, poi, è da escludere che si possa chiedere ai distributori di aggiungere i foglietti in italiano alle confezioni americane di paxlovid. «La legge ce lo impedisce» puntualizza Mirone «così come vieta lo sconfezionamento di cui s’è parlato in Emilia Romagna. Sulla questione abbiamo già richiesto al ministero della Salute una nota esplicativa». No anche all’eventualità, già ventilata in alcune Regioni, che siano i distributori a raggiungere le Asl per prelevare le forniture anziché il contrario: «E’ evidente che si tratta di trovare un punto d’incontro» osserva Mirone «se si tratta di un unico ritiro per l’intero quantitativo si può anche discutere, di certo diciamo no a passaggi continuativi, che comporterebbero per noi costi insostenibili».

Intanto nel Lazio stanno per arrivare alle farmacie del territorio le prime forniture di paxlovid. Secondo quanto scrive Federfarma Roma in una nota, le confezioni in consegna saranno quelle in lingua inglese destinate al mercato americano. Poiché le confezioni mancano della fustella, le farmacie dovranno ritagliare «con attenzione» il Qrcode stampato sulla scatola e incollarlo sulla ricetta nello spazio dedicato alle fustelle. Pfizer, riferisce ancora la nota di Federfarma Roma, si è impegnata ad allegare alle confezioni il foglietto illustrativo in italiano.