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Progetto dpc Romagna, la Regione ferma tutto. Ricorsi al Tar ritirati

15 Febbraio 2024

Va definitivamente in soffitta senza essere mai stato applicato il progetto sperimentale dell’Asl Romagna sulla distribuzione per conto dei farmaci per la cronicità. A sancirne l’archiviazione la determinazione emanata il primo febbraio scorso dalla direzione generale Cura della persona, salute e welfare dell’assessorato alla Sanità, che delibera il «non luogo a provvedere» dopo avere preso atto «della scadenza del termine ultimo del 31 dicembre 2023 per la sperimentazione di cui alla dgr 1409/2022». Una sperimentazione, come si ricorderà, che aveva fatto discutere e diviso farmacie e farmacisti, perché spostava dalla convenzionata alla dpc alcuni farmaci (classe Atp R03) destinati ai cronici.

All’origine della mancata partenza del progetto, specifica la determinazione, il fatto che Asl e Federfarma provinciali della Romagna non siano riuscite a sottoscrivere l’accordo aziendale richiesto dalla delibera di giunta, a causa di una lunga serie di ricorsi (al Tar), diffide e ammonimenti. Il provvedimento della dg Salute li elenca analiticamente:

– nel settembre 2022 la richiesta di Federfarma nazionale e Assofarm perché sia costituito «un tavolo tecnico dove procedere a un’analitica stima dei valori, al fine di non incidere negativamente in termini economici sulle farmacie»;

– nell’ottobre successivo, una lettera di Federfarma nazionale e Assofarm al ministro della Salute, al Capo di Gabinetto, al Capo della Segreteria e al Capo della Segreteria Tecnica che sul Progetto lamenta «un processo decisionale che non sembra tener conto di quanto chiaramente indicato dal Ministero», il mancato coinvolgimento delle Associazioni dei malati cronici e «la palese penalizzazione per le farmacie rurali»;

– sempre a ottobre, la richiesta di Assofarm di una pausa «per verificare i termini economici dell’accordo»;

– ancora tra ottobre e novembre, i ricorsi al Tar contro Regione Emilia Romagna e Asl Romagna di Boehringer Italia, Astellas Pharma, Organon Italia, Zambon Italia, Takeda Italia, Ucb Pharma Italia, Servier Italia, Sanofi, Chiesi Farmaceutici, Astrazeneca, Gsk, Istituto Luso Farmaco, Menarini, Laboratori Guidotti, Sandoz, Bruno Farmaceutici, Eg, Doc Generici, Piam Farmaceutici, Viiv Healthcare, Grunenthal Italia. Abiogen Pharma, Eisai, Mylan, Italfarmaco, Roche e di una qundicina di farmacie romagnole, quasi tutti con l’intervento ad adiuvandum o come controinteressate di Farmindustria, Egualia, Federfarma o Assofarm (i ricorsi sono stati ritirati la settimana scorsa dopo la determinazione che ha annullato la sperimentazione);

– nel dicembre 2022, l’intervento della presidenza di Farmindustria che esprime «forte contrarietà all’accordo e chiede la propria convocazione al Tavolo richiesto dalle associazioni delle farmacie»;

– a gennaio, la diffida legale inviata da 14 farmacie del territorio che intimano all’AslRomagna di non procedere alla realizzazione del Progetto in assenza della formale sottoscrizione da parte delle associazioni dei titolari

– nel marzo 2023, la lettera di Farmindustria ed Egualia che chiede al ministro della Salute il suo intervento e quello dell’Aifa «per evitare la realizzazione del Progetto».

Nel luglio scorso, conclude la determinazione, le Federfarma di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, assieme ai rispettivi Ordini provinciali, avevano avanzato la richiesta di «valutare la possibilità di riprendere in considerazione il Progetto con l’obiettivo di fornire ulteriori elementi per un nuovo accordo regionale, ottimizzando le risorse pubbliche e fornendo servizi capillari ai cittadini», ma tale iniziativa «non ha avuto seguito per evidente mancanza delle necessarie condizioni di un accordo». In altri termini, il fuoco di sbarramento sollevato a livello nazionale ha convinto la Regione a soprassedere.

Amareggiato per come si è conclusa la vicenda il presidente di Federfarma Forlì-Cesena, Alberto Lattuneddu, che a lungo aveva difeso i principi del Progetto. «Il nostro sindacato regionale e quello nazionale» osserva «hanno alzato contro la sperimentazione uno sbarramento senza precedenti, che non abbiamo mai visto nel lungo periodo in cui le farmacie della Romagna hanno dovuto patire una distribuzione diretta opprimente, che ha concentrato in questa parte della regione il 50% delle confezioni distribuite dal canale ospedaliero in Emilia Romagna. Né i nostri vertici si sono fatti vedere quando questa situazione ha costretto molte farmacie romagnole a indebitarsi con banche e distributori, per l’impoverimento delle dcr».

Ma Lattuneddu contesta anche lew cifre presentate da Federfarma nazionale per contrastare il progetto. «Con l’arrivo dell’attuale direttore generale, nel 2022, i volumi della diretta sono stati ridotti da un milione a 100mila confezioni all’anno, che hanno riportato in farmacia circa 8 milioni di euro di spesa regionale». In sostanza, il presidente provinciale individua nella condotta delle presidenze nazionale e regionale un “doppiopesismo” che ha poi portato nell’estate scorsa le tre Federfarma della Romagna ad astenersi dal voto per il rinnovo del comitato direttivo regionale. «La minaccia di autosospenderci dal sindacato è ancora oggetto di riflessione» osserva il presidente di Forlì-Cesena «il comportamento tenuto dal sindacato in questa storia e nei ricorsi al Tar, che hanno chiamato in causa non solo la mia Federfarma ma anche la mia farmacia, è stato vergognoso».