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Antibiotici, Aifa: nella convenzionata consumi in calo del 2,2%

21 Marzo 2019

Il consumo di antibiotici in Italia continua a calare ma resta ben al di sopra della media europea: 25,5 ddd ogni mille abitanti contro 21,7, dove “ddd” significa dose definita die, cioè «l’unità giornaliera di farmaco necessaria al mantenimento della terapia nella sua indicazione principale» (secondo la definizione dell’Oms). E’ la fotografia che arriva dall’ultimo Rapporto dell’Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia, basato su dati del 2017 ma pubblicato l’altro ieri: continuiamo a usare male gli antibiotici – il 40% delle prescrizioni riguarda un prodotto non di prima scelta, come penicilline ad ampio spettro e nitrofuranici –ma se non altro i consumi continuano a calare, dell’1,6% nei volumi e dell’1,7% nei valori rispetto al 2016.

 

Ancora più marcata la contrazione registrata nel canale delle farmacie, dove transita il 90% circa degli antibiotici e la leva è rappresentata dalle prescrizioni nei medici di mg e dei pediatri: nel 2017 i consumi in regime convenzionato si sono assestati sulle 19,7 ddd ogni mille abitanti, per un calo del 2,2% rispetto all’anno precedente e una riduzione del 3,3% della spesa procapite (in regime rimborsato, ovviamente). L’utilizzo, dicono i dati, tende a polarizzarsi nelle fasce di età estreme, cioè nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 58,2% nei maschi e 55,3% nelle femmine) e dopo i 75 anni (50,6 e 50,8% rispettivamente); tra le donne, tuttavia, si riscontra anche un impiego più sostenuto nelle fasce d’età intermedie, verosimilmente per il trattamento di infezioni delle vie urinarie.

 

Un’analisi dei consumi a livello regionale, invece, ribadisce il primato del Sud sulle regioni del Nord, anche se la tendenza è comunque a scendere. Campania e Puglia, in particolare, mostrano i valori più elevati (rispettivamente 28,1 e 25,9 ddd ogni mille abitanti), ma sono anche le regioni che evidenziano i cali più vistosi (Campania -5,5% nei consumi e -5,1% nella spesa rispetto al 2016, Puglia -6,8% e -8,5% rispettivamente). Sul versante opposto eccelle per virtù la Provincia autonoma di Bolzano, che fa registrare consumi (10,5 ddd per mille abitanti) e spesa (4,99 euro procapite) pari alla metà delle medie nazionali.

Stessa tendenza a calare nelle principali classi di antibiotici: le cefalosporine parenterali fanno registrare nell’assistenza convenzionata una contrazione del 7,1% nei consumi, da attribuire soprattutto alle regioni del Sud (-12,9%) e in particolare alla Sicilia (-50,6%). In calo anche i consumi di flurochinoloni (-3,6% nel 2017 rispetto all’anno precedente), che arretrano in quasi tutte le regioni (Nord -2,8%, Centro -3,6% e Sud -4,2%). Importante anche la concentrazione delle penicilline ad ampio spettro (-7,1%), pure questa evidente lungo tutto lo Stivale (Nord -7,1%, Centro -9,8% e Sud -5,9%). Le analisi dei consumi di antibiotici per Atc al IV livello, infine, rivelano che le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi risultano nel 2017 la classe di antibiotici di maggiore consumo nel canale della spesa convenzionata (8,6 ddd ogni mille abitanti), seguite dai macrolidi (o di 3,5 ddd) e dai fluorochinoloni (2,7 ddd).