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Integratori, allarme Asfi: «propagandati tra i medici come veri medicinali»

4 Settembre 2018

Preoccupa i farmacisti dell’Asfi «la continua immissione in commercio di nuovi prodotti salutistici, notificati al ministero della Salute come integratori alimentari ma propagandati tra i medici come veri e propri medicinali dotati di proprietà terapeutiche, da prescrivere su ricetta». E’ quanto scrive l’associazione in un comunicato diffuso nella serata di ieri per lanciare l’allarme su una pratica che finisce per generare «confusione e disorientamento». Tanto tra i farmacisti quanto tra i pazienti, «anche a causa del confezionamento confezionamento adottato da tali prodotti, a prima vista indistinguibile da quello dei medicinali».

Invece, ricorda l’Asfi, «per legge integratori e nutraceutici non possono vantare proprietà terapeutiche» e al più possono essere proposti per «supplementare la normale dieta con elementi nutritivi utili per il mantenimento o il recupero del benessere». Invece, accusa l’associazione, tale previsione legislativa è spesso rispettata solo formalmente ma è disattesa nella pratica, nonostante le «sostanziali differenze» che sussistono tra le norme vigenti sulle due categorie di prodotto: per l’immissione in commercio di un nuovo integratore alimentare, continua l’Asfi, non è necessario alcuno studio preliminare che ne valuti l’efficacia; le aziende produttrici non sono tenute a rispettare gli obblighi di certificazione Gmp (Good Manufacturing Practice) e il materiale informativo che le imprese diffondono ai medici non deve sottostare a regole o verifiche sui contenuti (come invece accade per i farmaci). Inoltre, la pubblicità al pubblico è consentita senza controlli preventivi e la commercializzazione può avvenire attraverso qualsiasi canale, online compreso. Infine, su tali prodotti sono consentiti concorsi, operazioni a premio e vendite sotto costo, e il reato di comparaggio farmaceutico non li riguarda.

«Al momento» conclude l’Asfi «integratori e nutraceutici sono venduti principalmente in farmacia, ma non c’è alcun obbligo di legge perché ciò continui ad accadere: è lecito pensare che al momento ciò avvenga soprattutto per avvantaggiarsi subdolamente del rapporto di fiducia che i pazienti hanno instaurato con il proprio farmacista, ma in futuro questi prodotti potranno essere venduti sempre più spesso direttamente dalle aziende produttrici, tramite i propri siti di e-commerce». Oppure marketplace come Amazon.