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Distribuzione diretta, la Sifo svela i suoi progetti sull’home delivery

19 Ottobre 2021

La Sifo ha in cantiere un progetto per portare i farmaci della distribuzione diretta sino a casa dei pazienti, grazie a un servizio di home delivery affidato alla regia dei servizi farmaceutici. Lo ha annunciato il segretario nazionale della società scientifica dei farmacisti ospedalieri, Marcello Pani, nella pentultima giornata di lavoro del 42° Congresso nazionale della Sifo, chouso domenica a Roma.

«Nella primavera del 2020, quando è scoppiata la pandemia» ha spiegato Pani «c’era l’urgenza di trovare un modo per consegnare a casa dei pazienti cronici quelle terapie che fino ad allora venivano abitualmente ritirate nei punti della distribuzione diretta, in particolare negli ospedali». Sono quindi nate iniziative a macchia di leopardo che hanno coinvolto gli ospedali, con l’aiuto di vari soggetti come la Protezione civile. «La collaborazione è arrivata anche da diverse associazioni di pazienti e da alcune ditte farmaceutiche; tra queste ultime, in particolare, ce n’è stata una che si è proposta per fornire un servizio di logistica certificata per la consegna non soltanto dei propri farmaci, ma di tutte le terapie nell’ambito dell’area oncoematologia. Insomma, grazie a un gioco di squadra sono state messe in piedi delle reti che hanno permesso ai pazienti di ricevere medicinali direttamente a casa».

Su quest’onda, i farmacisti della Sifo hanno ritenuto opportuno affidare al Centro Studi della Società la realizzazione di un progetto, già in fase di elaborazione, proprio sull’home delivery, cioè sui farmaci a domicilio. «Abbiamo pensato che questa modalità di distribuzione dei medicinali possa essere sviluppata a prescindere dall’emergenza sanitaria» ha spiegato Pani «l’obiettivo ancora una volta è quello di evitare al paziente di recarsi in ospedale a ritirare le terapie, quando ovviamente non deve sottoporsi anche ad una visita clinica di controllo, migliorando la qualità della vita delle persone e alleviando i caregiver già gravati dal carico assistenziale».

Ma a quali soggetti si riferisce il progetto? Spiega il Segretario Nazionale Sifo: «Stiamo parlando di pazienti con malattie croniche, reumatologiche, dermatologiche, gastroenterologiche ma anche oncologiche. È questa infatti la tipologia di pazienti fragili o anziani a cui si rivolgerà in modo particolare la nostra iniziativa, che ha lo scopo di agevolare il percorso di dispensazione dei farmaci. Abbiamo pensato soprattutto a quei pazienti che vivono distanti dai centri ospedalieri o in zone geograficamente disagiate. Nel nostro progetto pilota è previsto un setting di pazienti non solo in base alla patologia, alla loro anzianità o fragilità, ma anche alla loro residenza». Lo studio sarà condotto secondo il consueto approccio della Sifo, cioè sarà multidisciplinare e coinvolgerà tutti gli stakeholder interessati, pubblici e privati.

Il progetto di home delivery, spiega ancora la Sifo, prevede che il farmaco venga consegnato direttamente sul pianerottolo di casa del paziente da un corriere certificato, nel «momento giusto e nella quantità giusta» ha sottolineato ancora Pani, con benefici non solo per il paziente «ma anche per l’ospedale, che in questo modo può pianificare meglio la consegna del medicinale rispetto a come avvenuto finora. Oggi, anche se per fortuna di rado, può capitare che il paziente si presenti allo sportello ma che la farmacia abbia finito il suo farmaco».

Oltre a questo beneficio di tipo logistico, la Sifo ha pensato di far rientrare nel progetto anche uo strumento clinico: «Vorremmo abbinare alla consegna a domicilio anche un servizio clinico che possa monitorare l’aderenza, la persistenza e la farmacovigilanza» ha spiegato il segretario nazionale «per questo stiamo pensando ad un’app, che funzionerà su qualsiasi device o telefonino, che possa interagire con il paziente e che servirà per registrare le informazioni sulla somministrazione del farmaco a casa. Ovviamente questa app, che sarà sicura dal punto di vista della privacy, verrà condivisa con il centro di riferimento del paziente, quindi con la farmacia e con i clinici, che potranno così in tempo reale ottenere delle preziose informazioni circa l’aderenza, la persistenza e l’eventuale comparsa di eventi avversi».