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Rapporto Almalaurea 2017: per i laureati in farmacia il lavoro arriva più tardi

8 Maggio 2018

Ci mettono quasi sette mesi e mezzo a trovare il primo impiego, che nel 70% circa dei casi è a tempo indeterminato, e percepiscono uno stipendio mensile di quasi 1.400 euro netti, di poco inferiore alla media totale (1.415 euro) e di gran lunga superiore a quello di avvocati (1.116 euro) e biologi (1.146). E’ la fotografia che ritrae la condizione lavorativa dei farmacisti a cinque anni dalla laurea così come emerge dall’ultimo Rapporto del consorzio Almalaurea sulle prospettive occupazionali dei giovani laureati che lavorano nelle professioni ordinistiche. I dati, anticipati ieri da un servizio del Sole 24 Ore, mostrano un leggero peggioramento del quadro congiunturale che riguarda i farmacisti, anche se gli indicatori rimangono comunque tra i migliori: i laureati del 2012 che nel 2017 risultano occupati, per esempio, hanno dovuto attendere in media 7,4 mesi dal titolo per iniziare a lavorare, due mesi in più rispetto ai laureati in farmacia del 2007 che risultavano occupati nel 2012. Si tratta comunque di un valore di gran lunga migliore della media complessiva dei laureati che lavorano in una professione ordinistica: in generale, chi si è uscito dall’università nel 2012 e risulta occupato nel 2017 ha atteso più di dieci mesi dal titolo.

Pressoché invariate, invece, le caratteristiche dell’impiego trovato: è a tempo indeterminato per il 68,2% dei farmacisti (erano il 69,6% nel 2012), mentre i liberi professionisti sono l’11,5% e gli occupati part-time il 24,5%. Nell’89,2% dei casi, poi, si tratta di occupazione nel settore privato (era l’89,5% nel 2012), mentre il pubblico e il no profit rimangono residuali (9,3% e 0,4% rispettivamente). Crescono poi età alla laurea (dai 26,3 anni del 2012 ai 26,8 del 2017) e incidenza femminile: nel 2017 le laureate in farmacia sono il 74,5% del totale, nel 2012 erano il 73,5%.